Moby Prince. La nebbia non c’era, i 140 non furono soccorsi. 26 anni dopo l’altra verità

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Moby Prince. La nebbia non c’era, i 140 non furono soccorsi. 26 anni dopo l’altra verità

ROMA –  Moby Prince. La nebbia non c’era, i 140 non furono soccorsi. 26 anni dopo l’altra verità. La sera del 10 aprile 1991 nella rada del porto di Livorno non c’era affatto la nebbia, i 140 passeggeri della nave traghetto Moby Prince non furono soccorsi come si sarebbe potuto e dovuto, passarono ore prima che non ci fosse più nulla da fare.

Sono le conclusioni dei lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla tragedia della Moby Prince, un disastro in cui morirono 140 passeggeri dopo la collisione con la petroliera Agip Abruzzo.

Una relazione che contrasta con la verità giudiziaria: tutti assolti, scontro causato dalla nave-traghetto senza governo (errori dell’equipaggio), nebbia quale circostanza sciagurata che impedì i soccorsi. Questa ricostruzione è suscettibile di essere smentita da una nuova inchiesta ed eventualmente da un nuovo processo.

La commissione parlamentare presieduta da Silvio Lai (Pd) si prepara infatti a trasmettere gli atti alla procura per sollecitare l’apertura di una nuova inchiesta. In particolare per stabilire se davvero – come ha ammesso l’allora comandante del porto, Sergio Albanese – non fu concessa alcuna priorità al salvataggio dei passeggeri: “Il traghetto era un corollario, ci siamo concentrati sulla petroliera”.

Quello che Guido Frilli ha visto dalla finestra della sua casa di Livorno è nero su bianco nel resoconto dell’ultima seduta della Commissione parlamentare d’inchiesta sul dramma del Moby Prince. «Quella notte in rada non c’era nebbia, lo ribadisco. Sono stato alla finestra fino all’una del mattino e vedevo con chiarezza ciò che stava accadendo». Ecco, questa è la pietra tombale sulla vecchia verità processuale. (Nicola Pinna, La Stampa)

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