ROMA – Monsignor Nunzio Scarano riceveva “ogni mese offerte dagli imprenditori Cesare, Paolo e Maurizio D’Amico”. Lo scrive l’agenzia Ansa, riportando quanto detto da Scarano nell’interrogatorio di garanzia con il Giudice per le Indagini Preliminari sul tentativo di far rientrare illecitamente 20 milioni di euro dalla Svizzera. Queste offerte, scrive ancora l’Ansa, venivano depositate sul conto Ior del prelato.
“Io ho dato disposizione alla banca che nel caso c’era bisogno di chiedere ulteriori informazioni, erano tutti bonifici con la causale per opere di carità”, avrebbe dichiarato Scarano.
Alla domanda del Gip sul perché avesse deciso di farsi accreditare questi bonifici presso lo Ior e non sul suo conto corrente in una banca italiana, il prelato ha detto: ”Si è sempre fatto così senza un motivo”, ma poi ha raccontato di quando Cesare D’Amico andò a casa sua.
”Era molto preoccupato, e io gli dissi di non mandare più bonifici, di togliere di mezzo ogni cosa anche perché tutta questa situazione è diventata incandescente e poco piacevole. Lui mi assicurò che io ne sarei uscito senza alcun problema”.
Nella vicenda giudiziaria che vede Scarano accusato di aver tentato di far rientrare illecitamente dalla Svizzera circa 20 milioni di euro spunta anche un Rolex d’oro. Secondo quanto riporta l’agenzia Ansa, Scarano avrebbe anche raccontato che l’ex agente dei servizi segreti Giovanni Maria Zito, attualmente agli arresti, per convincerlo a far rientrare i soldi dalla Svizzera una ”sera mi ha invitato a mangiare una pizza perché aveva una sorpresa. Lui quella sera mi ha regalato questo orologio che ha un nome strano, un Rolex d’oro, un orologio decò. Quel gesto non mi è piaciuto e infatti il giorno dopo gliel’ho restituito dicendogli che non doveva permettersi mai più”.
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