Monte Bianco: Olivier in cima, Bruno poco sotto. Divisi da nebbia e neve

Pubblicato il 7 Novembre 2011 - 11:34 OLTRE 6 MESI FA

CHAMONIX – Un fratello, Olivier, è a un passo dalla vetta del Monte Bianco, bloccato da giovedì mattina tra la nebbia e il gelo insieme alla compagna di scalata Charlotte. L’altro fratello, Bruno, è poco meno di mille metri più in basso. E’ lì da due giorni, le ha provate tutte, sfidando la sorte e la logica, ma si è sempre (fino ad ora) dovuto arrendere, alla forza della natura che ha deciso che da venerdì la vetta del Bianco è inavvicinabile.

Bruno sa che arrivare in cima, se non cambia il tempo è impossibile. Bruno, però, sa anche che ogni minuto che passa rende più basse le possibilità di ritrovare in vita Charlotte e Olivier. I due alpinisti, per quanto esperti, hanno trascorso la quarta notte  a 4100 metri sul monte, non hanno viveri da qualche giorno, sono sfiniti e non hanno possibilità di comunicare da venerdì.

Resta il problema: gli elicotteri, causa nebbia, a 4000 metri non possono arrivare. L’ultimo tentativo, domenica, si è fermato a quota 3.300 metri. Bruno, dal fratello, ha provato due volte ad arrivarci a piedi: per due volte è partito e per due volte è tornato indietro. Perché un conto è l’amore fraterno e un conto è il suicidio sicuro, sotto una valanga.

La storia. Charlotte Demetz, 44 anni, e Olivier Sourzac, 47, sono partono mercoledì da Chamonix. Sono due alpinisti esperti e programmano una sorta di spedizione lampo: si equipaggiano leggeri, con pochi viveri, per arrivare in vetta in serata, prima che la perturbazione (prevista e poi verificatasi giovedì) avvolga il Monte Bianco. Qualcosa, però, va storto: i due arrivano in vetta alla Grandes Jorasses solo giovedì mattina. Arrivano tardi, forse perché il tempo peggiora prima del previsto,  e sono stremati. Chiedono subito aiuto: “Siamo bloccati, da soli non ce la facciamo”, è il primo messaggio di aiuto che arriva a Bruno giovedì mattina. Il fratello si precipita sul posto e organizza subito una spedizione di soccorso.

Nel frattempo, prima che i due restino isolati in vetta, arriva un altro messaggio: “Ci siamo spostati sotto una crosta di roccia per toglierci dal vento gelido e abbiamo scavato una buca nella neve”.  Partono gli elicotteri ma si capisce subito che a 4 mila metri non si può arrivare. Allora Bruno decide: “Salgo a piedi”. E’ impossibile perché per arrivare in vetta c’è un passaggio obbligato, i 300 metri del canale Whymper, dove non si può camminare, con mezzo metro di neve fresca, senza scatenare valanghe. Bruno rischia  e parte lo spesso, con il parere contrario delle squadre di soccorso italiane e francesi: sa che il fratello è su, non lontano, e sfida ogni logica. Si arrende e torna indietro e c’è anche la beffa per la polemica.

Bruno, per i soccorritori, più che una risorsa è infatti un problema: rischia e fa rischiare. Comportamento che per chi la montagna conosce è inammissibile anche per salvare un fratello. Gli altri soccorritori hanno in pr0gramma altri tentativi lunedì, ma dipende dal meteo. Domenica era attesa una schiarita ma è durata solo 5 minuti. Per arrivare su con l’elicottero e calare i soccorsi (uomini o viveri e sacchi a pelo a seconda del meteo) ne servono almeno 20. Altrimenti il rischio di schiantarsi diventa quasi certezza. Intanto Olivier e Charlotte sono in una buca nella neve senza viveri. La loro vita è appesa a un filo: dipende dal freddo e dalla nebbia. E forse dipende anche dalla capacità che i soccorritori avranno di tenere a freno Bruno, che sente il fratello vicino, allunga disperato le braccia ma non riesce a toccarlo.

 

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