MONTEROSSO (LA SPEZIA), 28 OTT – Le pareti di pietra delle terrazze coltivate, i 'muri a secco' famosi in tutto il mondo, sono state spazzate via dalla furia delle acque. Tutto intorno il fango ha sporcato i colori della collina a picco sul mare e in lontananza si sente il rumore delle carriole che portano via le macerie. Monterosso si cura le ferite dell'alluvione che ha rischiato di spazzarla via per sempre dalle Cinque Terre. Cosi', mentre i soccorritori continuano a cercare il volontario disperso, la sua gente si rimbocca le maniche e guarda avanti.
''Domenica abbiamo la spremitura delle uve, e' un appuntamento che non possiamo rimandare'', racconta Luigi Grillo, parlamentare di lungo corso che da 35 anni vive in questo paradiso terrestre. La sua famiglia gestisce un agriturismo, con annessa azienda agricola che produce, tra l'altro, il 'mitico' Sciacchetra', passito esclusivo di questa terra avara, scrigno di delizie rare e sapori delicati.
''I nostri frutti non si raccolgono da nessuna parte al mondo'', racconta Grillo, che smette i panni del politico per indossare quelli del produttore vinicolo. Non uno qualsiasi, ma delle Cinque Terre ''luoghi belli ma difficili'', la cui bellezza ''ha origine dagli ostacoli – e' il motto della sua azienda – che oppongono all'invasione dell'uomo''. E, da alcuni giorni a questa parte, anche della natura che si e' rivoltata contro e con poche ore di pioggia ha rischiato di togliere tutto quello che aveva dato loro in millenni di sole e aria buona.
Il raccolto, per fortuna, non e' stato danneggiato e le uve di Bosco, Vermentino e Albarola sono li', pronte ad essere spremute dopo la fase dell'appassimento. ''E' il momento giusto, dobbiamo darci da fare'', dice Grillo con parole che sembrano quasi una metafora del momento piu' difficile nella storia di questo spicchio di Liguria tenace come la sua gente.
''Noi non ci arrendiamo, andiamo avanti anche quando tutto sembra perso'', sottolinea con orgoglio. Proprio come adesso che il peggio sembra passato, e tutti si danno un gran da fare per ritornare al lavoro e alla vita di tutti i giorni. La normalita', insomma, come, appunto, spremere l'uva e produrre un vino talmente raro e prezioso che gli esperti paragonano all'antica Araba Fenice, risorto dalle ceneri proprio come vogliono fare ora Monterosso, Vernazza e gli altri centri del Levante ligure.
''E' dura, ma ce la faremo'', promette un contadino di passaggio. Indossa gli stivali fino al ginocchio e cammina con orgoglio su quel terreno ancora pesante per la 'bomba d'acqua' che gli e' finita contro. ''E domenica – aggiunge con gli occhi lucidi – saremo qui a spremere l'uva, come sempre''.