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Morandi: demolizione perfetta con esplosivo, ricostruzione già pericolante per promesse e astio

di Riccardo Galli |29 Giugno 2019 2:28

Morandi: demolizione perfetta con esplosivo, ricostruzione già pericolante per promesse e astio

Morandi: demolizione perfetta con esplosivo, ricostruzione già pericolante per promesse e astio

ROMA – Morandi, Ponte Morandi: demolizione perfetta. Fatta con criterio e professionalità. L’esplosivo che fa piegare sulle loro basi le pile del ponte, quanto ce ne voleva e usato causando il minimo impatto all’intorno. I getti d’acqua programmati e attuati per attutire la nube di polveri e detriti susseguente alle esplosioni. Le migliaia di sfollati, sfollati per una sola mezza giornata, al massimo alle dieci di sera tutti possono rientrare in casa. Perfetta l’organizzazione tecnica, ottima anche l’assistenza delle Forze dell’Ordine. Demolire quel che restava di Ponte Morandi era una cosa tecnica e professionale, una cosa di competenze e impegno ed è stata fatta alla meglio. Il saluto, anzi l’addio a quello che i genovesi chiamavano il nostro ponte di Brooklyn è stata una cosa efficiente, fatta bene. La demolizione…

E la ricostruzione? E il nuovo ponte? La ricostruzione è al momento un impianto di chiacchiere. Messe in mostra, sventolate, sibilate. Chiacchiere, parole, tantissime chiacchiere e parole. A formare archi, pile, piloni e piattaforme di promesse e insieme promesse tenute incollate tra loro da una malta di astio, da una acidità coltivata degli umori civili malamente imbottigliata con la etichetta di niente meno giustizia.

Ponte Morandi vien giù il 14 agosto 2018. Subito governo promette: rifatto e funzionante entro primavera 2019. Era evidentemente impossibile, ma perché dirlo, perché promettere l’impossibile? Per l’abitudine congenita ormai a governare a chiacchiere? Poi la data è stata spostata a fine 2019. Anche questo impossibile, almeno in Italia. Eppure tutti i ministri a metterci la mano sul fuoco. Un fuoco che evidentemente non brucia mai, per questo ce la mettono?

Ora la promessa è primavera 2020. Possibile, se la smettono di privilegiare, anzi abitare, finanziare come unico cantiere quello delle chiacchiere. In Italia ogni cantiere per grandi e piccole opere è lento per la dinamica degli appalti, dei ricorsi, dei fallimenti veri o presunti, degli esposti, delle eventuali indagini e sequestri, delle lotte tra imprese in caso di mancato accordo sulla spartizione dei sub appalti. E da un anno ogni cantiere è più lento perché al governo c’è M5S per cui ogni cantiere è sospetto e ogni cantiere è per sua natura criminogeno. Sotto questo peso il nuovo Morandi è già instabile prima ancora di essere costruito.

L’unica campata del nuovo Ponte Morandi già lanciata e costruita da Di Maio-Toninelli è l’attribuzione della colpa: il Morandi è crollato per colpa di quelli di prima. Questo hanno finora costruito, su questo basano e poggiano tutto. Colpa di quelli di prima, il crollo e i morti. E in più voglia esplicita di punire. Punizioni per mano del governo del popolo, non della giustizia. E’ questa l’architettura di M5S, di questo è fatto per ora il nuovo Ponte Morandi nel cantiere Di Maio-Toninelli: astio cupo e inestinguibile, punizione per i nemici del popolo e promesse radiose ai confini della realtà. Questo ponte, qualunque ponte fatto con questi materiali è già pericolante prima ancora di nascere.

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