Morto nel carcere di Viterbo. Inquirenti: "Perquisito solo in ospedale"

VITERBO, 16 NOV – Non e' mai entrato in carcere, non e' stato registrato in alcuna matricola e, fino al suo ingresso nel reparto di medicina protetta dell'ospedale di Viterbo, alle 23 del 10 novembre, Cristian De Cupis non era stato nemmeno mai perquisito. Questa 'l'anomalia', secondo alcuni inquirenti, oltre al presunto pestaggio che l'uomo, morto il 12 novembre scorso, ha denunciato di aver subito dopo l'arresto da parte della polizia ferroviaria della stazione Termini, sulla quale stanno indagando la procura di Viterbo.

De Cupis, come risulta dal verbale inviato alla procura della Repubblica, al momento del suo arrivo a Viterbo aveva ancora con se' il telefono cellulare funzionante. Nelle sue tasche ci sarebbero stati anche medicinali e altro 'materiale' che gli e' stato sequestrato dagli agenti che lo hanno perquisito a Viterbo. Tutte cose che un detenuto, quale egli era formalmente, non avrebbe dovuto avere con se'. Secondo quanto si e' appreso, inoltre, a chiedere l'esecuzione dell'autopsia, ancora prima che fosse disposta dalla procura, e' stato il primario del reparto di medicina protetta, l'infettivologo Giulio Starnini.

Lo avrebbe fatto perche' De Cupis aveva riferito al medico in servizio di essere stato picchiato durante l'arresto. Lo stesso medico ha annotato sulla cartella clinica la presenza di alcune piccole escoriazioni sulla fronte ma nessun altro segno di violenza sul suo corpo.

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