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Muore neonato a Palermo, medico: “In clinica la culla non entrava in ascensore”

di Elisa D'Alto |21 Agosto 2013 18:19

PALERMO – Un neonato muore a Palermo dopo essere stato trasportato dalla casa di cura Triolo al Policlinico e il medico del servizio di emergenza della Terapia intensiva neonatale dell’ospedale Villa Sofia Cervello invia una lettera aperta ai vertici ospedalieri per denunciare alcune carenze. Secondo questo medico la clinica avrebbe una ridotta dimensione degli ascensori, cosa che impedisce l’ingresso della culla da trasporto ”per cui è necessario smontare parte del carrello per accedere ai piani superiori, per poi rimontarlo prima di riporre la culla in ambulanza”.

A denunciare la vicenda, definendola ”di estrema gravità”, è la Cgil medici, che attraverso il suo segretario regionale Renato Costa invita l’assessorato alla salute ”a vigilare sull’adeguatezza delle strutture sanitarie, pubbliche e private, al fine di mettere in sicurezza pazienti e operatori”. Nella lettera, che contiene lo sfogo, il medico spiega che ”come già successo in altre occasioni, è stato portato nell’ufficio accettazione un neonato in condizioni di estrema gravità che ha necessitato di immediata intubazione in loco, fortunosamente avvenuta con successo nonostante le condizioni ambientali assolutamente inadeguate”. ”Sappiamo – aggiunge – che in situazioni di emergenza siamo costretti (per esempio in ambulanza) ad operare in condizioni di grandissima difficoltà, ma ritengo che non sia ammissibile che ciò avvenga all’interno di strutture sanitarie ‘convenzionate’ e non accettabile una struttura dove le dimensioni dell’ascensore non consentono l’ingresso di una barella”.

I vertici della casa di cure Triolo Zancla respingono però tutte le accuse. ”Gli ascensori della casa di cura sono perfettamente in regola, abbiamo un montalettighe dedicato al trasferimento dei pazienti, inclusi i neonati, da e per le sale operatorie. La casa di cura – spiegano – è stata accreditata recentemente dopo verifiche e controlli da parte degli organi di vigilanza dell’Asp e dell’assessorato regionale alla Salute. Nel 2013 sono state assistite 582 partorienti. È già accaduto in passato che piccoli pazienti siano stati trasferiti in altri ospedali e tutto si è svolto senza alcun problema”. Secondo i responsabili della casa di cura, quanto avvenuto ”è solamente uno sfogo generato dalla tensione emotiva del medico neonatologo che ha prestato la sua opera. Nei fatti il neonato sino alla mezz’ora dopo la nascita, avvenuta in epoca pretermine (35 settimane), con la paziente giunta alle 7,40 e l’espletamento del parto avvenuto alle 7,45 senza alcun ostacolo, era in buone condizioni di salute. Poi, visto il mutamento delle condizioni cliniche, è stato deciso il trasferimento del piccolo”.

”Il neonato – sostiene ancora la direzione della clinica – non è stato portato nell’ufficio accettazione in stato di gravità ma è stato il sanitario che, prima di andarsi ad accertare delle condizioni, ha chiesto che venisse portato al piano terra ed è stato accontentato dalla neonatologa e dalla puericultrice in quanto il neonato era in condizioni di sufficiente benessere. Tant’è che lo stesso medico non ha ritenuto necessaria l’intubazione immediata ma all’inizio ha tentato la somministrazione di ossigeno per nasocannula”. ”Successivamente a un peggiorare delle condizioni del piccolo – conclude la nota – ha tentato un’intubazione che gli è riuscita particolarmente difficoltosa”.

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