Mosca uccide oliva italiana, che olio sarà quello che mangeremo?

Mosca uccide oliva italiana, che olio sarà quello che mangeremo?
Mosca uccide oliva italiana, che olio sarà quello che mangeremo?

ROMA – “Bactrocera Oleae“: è la mosca che sta uccidendo l’oliva italiana, decimando i raccolti, mettendo in ginocchio il settore. Qualche numero dalla Toscana: una perdita che oscilla dal 50 al 70% nelle coltivazioni tradizionali, 80% in quelle biologiche. Questo tipo di mosca depone le uova nelle olive, quando la larva diventa crisalide l’oliva è ormai devastata. E cade a terra secca, inutilizzabile.

Quest’anno però le mosche sono state tante, tantissime, a causa delle piogge anomale. Naturale chiedersi: che olio mangeremo allora quest’anno? C’è il rischio che in tavola ne metteremo uno più scarso, qualitativamente parlando, magari frutto di commistione di olii di qualità (quel poco che se ne ricaverà quest’anno) e altri di dubbia provenienza?

“La femmina adulta — spiega Massimo Gragnani, una laurea in Scienze agrarie, a Repubblica — depone un uovo nella drupa, l’oliva. La larva che nasce si nutre della polpa poi si “impupa”, diventa cioè crisalide ed esce dall’oliva ormai devastata. All’università ci insegnavano che una femmina metteva un uovo in ogni oliva. In questo 2014 abbiamo trovato anche 20 — 25 ovodeposizioni in un solo frutto».

«La mosca di solito appare a fine luglio, con un attacco che interessa circa il 10% degli oliveti. In questa estate invece il primo assalto è arrivato già a fine giugno e ha colpito il 50 — 60% delle piante. E poi — altra spiegazione del disastro — a luglio non è arrivato l’anticiclone delle Azzorre che con il suo caldo asciutto ha sempre bloccato il primo attacco della Bactrocera».

Pioggia, tanta pioggia. Più 300% rispetto alla media, con un’altissima umidità che è graditissima alla Bactrocera. I tentativi di contrasto, sia chimico che biologico, sono stati annullati dall’acqua che dilavava continuamente gli olivi. Nei campi convenzionali si usa un larvicida che come principio attivo contiene il «Dimetoato». In quelli biologici si interviene con un insetticida naturale. In ambedue le colture si usano «trappole» per i maschi che sono attratti da un feromone sessuale mentre le femmine — sempre affamate — vengono attirate con un «piatto» di sostanze azotate. Gli uni e le altre muoiono dopo avere toccato «cartine» avvelenate. «Ma quest’anno — dice Massimo Gragnani — l’attacco non ha avuto tregua, con quattro o cinque generazioni di mosche sempre più numerose. Hanno vinto loro ».

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