Mose, i pizzini su carta commestibile: “Se arriva la Finanza mangiali”

Mose, i pizzini su carta commestibile: "Se arriva la Finanza mangiali"
Il progetto del Mose veneziano

VENEZIA – La lista delle mazzette, con nomi e importi, su carta commestibile. Così se arriva la Finanza basta un boccone e via, nessuno sa più nulla, tutto cancellato. Nelle 712 pagine dell’ordinanza della Finanza relativa all’inchiesta Mose c’è spazio anche per qualche trovata degna di una gag di Totò, persino comica nella sua ingenuità.

Sempre secondo l’indagine gli “stipendi” erano cifre a parecchi zeri: un milione di euro l’anno tra il 2005 e il 2011 per Giancarlo Galan, ex presidente del Veneto di Forza Italia. Ma anche 33mila euro al Pd provinciale, i soldi per il consigliere regionale Pd Giampiero Marchese il quale, come racconta ai giudici il presidente del Consorzio Nuova Venezia Giancarlo Mazzacurati: «Era l’uomo con cui dovevo parlare per le dazioni alla sinistra politica».

Non si salvano destra né sinistra. Secondo la ricostruzione investigativa a drenare i soldi a sinistra ci pensava il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, ai domiciliari per 400mila euro di finanziamento elettorale. Ci sono poi 500mila euro, buttati con noncuranza dentro un armadio all’arrivo della Finanza: erano destinati, sempre secondo gli inquirenti, a Marco Milanese, consigliere politico dell’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

Tutto per costruire il Mose, quel sistema di paratoie mobili che dovrebbe difendere Venezia dall’acqua alta. Progetti modificati, aziende favorite, accordi sottobanco, soldi spartiti, commissioni “oliate” e così per anni. Gian Antonio Stella ha sitetizzato sul Corriere della Sera i mostruosi numeri del Mose veneziano: 31 anni di lavori, doveva essere pronto nel 1995. Sei i miliardi spesi a fronte dell’1,3 previsto dal progetto iniziale.

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