VENEZIA – False fatture per nascondere finanziamenti illeciti da 110 mila euro. Questa l’accusa a Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia, arrestato la mattina del 4 giugno nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti al Mose. La somma, secondo le accuse della Procura di Venezia, sarebbe stata prelevata dai fondi di oltre 5 miliardi di euro destinati alla realizzazione del Mose, il sistema di barriere che protegge la laguna di Venezia dalle acque alte, e messa in bilancio sotto forma di finanziamento elettorale per la sua campagna alle amministrative del 2010.
Il Corriere della Sera scrive:
“La somma contestata nel 2010 è di 110 mila euro (ma ci sarebbero altre contestazioni per un totale di circa 400 mila euro) versata dal Consorzio senza che fosse preventivamente deliberata dagli organi competenti e messa a bilancio come finanziamento elettorale. La somma, secondo la procura, sarebbe stata invece versata attraverso un giro di fatture per operazioni inesistenti”.
Daniele Grasso e Mariagrazia Romeo, legali del sindaco Orsoni, hanno dichiarato al Corriere:
“«La difesa del prof. Orsoni – rilevano i legali – esprime preoccupazione per l’iniziativa assunta e confida in un tempestivo chiarimento della posizione dello stesso sul piano umano, professionale e istituzionale. Le circostanze contestate nel provvedimento notificato paiono poco credibili, gli si attribuiscono condotte non compatibili con il suo ruolo ed il suo stile di vita. Le dichiarazioni di accusa vengono da soggetti già sottoposti ad indagini, nei confronti dei quali verranno assunte le dovute iniziative»”.
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