VENEZIA – Per Giancarlo Galan addirittura uno “stipendio da un milione l’anno”, così nelle parole del giudice istruttore. Per il giudice della Corte dei Conti Vittorio Giuseppone uno da 300-400mila euro all’anno, che nel 2005 e nel 2006 è arrivato a 600mila euro, sempre secondo l’accusa firmata dal giudice per le indagini preliminari Alberto Scaramuzza.
Il Mose: 5 miliardi e mezzo di costo, era quasi impossibile che non ci fossero creste e tangenti. Infatti dopo cinque anni di indagine ci sono 100 indagati, 35 provvedimenti restrittivi, 25 in carcere, 25 milioni di fondi neri.
Che succedeva? Secondo i magistrati succedevano almeno due cose: venivano finanziate illecitamente le campagne elettorali dei partiti. Ed è questa l’accusa che pesa in particolare sul sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni (Pd), ai domiciliari. E poi, seconda cosa, venivano finanziati illecitamente i portafogli privati di politici, magistrati delle acque e della Corte dei Conti. L’indagato eccellente di questo secondo filone è Galan, ex governatore del Veneto ed ex ministro del governo Berlusconi, ora parlamentare di Forza Italia, che avrebbe ricevuto dal 2005 al 2011 da Giancarlo Mazzacurati presidente del Cvn (Consorzio Venezia Nuova) anche tramite l’assessore Renato Chisso, uno stipendio annuo di un milione di euro.
Secondo l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari di Venezia, Mazzacurati “dopo aver concordato” con i principali componenti del Consorzio “la necessità di corrispondere denaro, allo scopo di influire sulle decisioni inerenti il rilascio dei nulla osta da parte delle competenti commissioni regionali” e “accelerare gli iter di approvazione degli atti di competenza regionale necessari all’esecuzione dell’opera Mose ed, in generale, all’attività del Consorzio Venezia Nuova“, dal 2005 al 2001 avrebbe corrisposto a Galan tramite l’assessore Chisso (che a sua volta riceveva il denaro o direttamente dallo stesso Mazzacurati o dai collaboratori di quest’ultimo) non solo lo stipendio annuo di un milione, ma anche 1 milione e 800 mila complessivi per il rilascio di due pareri favorevoli ai progetti.
In particolare 900 mila euro tra il 2007 e il 2008
“per il rilascio nell’adunanza della Commissione di Salvaguardia del 20 gennaio 2004, del parere favorevole e vincolante sul progetto definitivo del ‘Sistema Mose'” e altri 900 mila euro tra il 2006 e il 2007 “per il rilascio nell’adunanza del 4 novembre 2002 e del 28 gennaio 2005 del parere favorevole della Commissione Via della Regione Veneto, sui progetti delle scogliere esterne alle bocche di porto di Malamocco e Chioggia”.
Tra gli indagati spunta anche il nome di Marco Milanese, l’ex parlamentare del Pdl già noto alle cronache per aver “prestato” un appartamento romano all’ex ministro Giulio Tremonti.
Dei 25 milioni di fondi neri trovati finora dai magistrati fanno parte 200mila euro che, secondo l’ipotesi d’accusa, sarebbero stati dati alla parlamentare europea uscente Lia Sartori, mezzo milione a Giampietro Marchese, 50mila euro versati sul conto di Galan a San Marino, e poi, sempre a Galan, altri 200mila euro che gli sarebbero stati dati brevi manu all’hotel Santa Chiara di Venezia. E ancora, oltre un milione di euro sarebbe servito a pagare i lavori di ristrutturazione della villa dell’ex governatore a Cinto Euganeo.
All’ex assessore regionale alle infrastrutture Renato Chisso, indagato per corruzione come Galan, sarebbero arrivati 100mila euro. E proprio Chisso avrebbe dato a Galan un mezzo milione di euro. E mezzo milione a Milanese per avere i fondi del Cipe (il Comitato interministeriale per la programmazione economica). Altri soldi sarebbero andati al magistrato della Corte dei Conti Giuseppone, corrotto, secondo l’accusa, per ammorbidire i controlli del Mose ed indagato per “aver compiuto atti contrari ai suoi doveri”.
L’inchiesta parte da lontano. Era il 2010. Si indagava sulla A4 e uno degli indagati, Lino Brentan, patteggia la pena e poi chiacchiera un po’… Così vengono fuori i fondi neri creati da Piergiorgio Baita, ai vertici della Mantovani, la società che realizza il Mose. Orsoni si difende dicendo che le accuse vengono da persone indagate per tangenti. Galan preferisce non commentare.
“Mi riprometto, di difendermi a tutto campo nelle sedi opportune con la serenità ed il convincimento che la mia posizione sarà interamente chiarita. Chiederò di essere ascoltato il prima possibile con la certezza di poter fornire prove inoppugnabili della mia estraneità”,
ha detto l’ex governatore del Veneto.
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