Multe per fare cassa: semafori furbi, importi triplicati, Comuni esosi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Ottobre 2013 - 09:44 OLTRE 6 MESI FA
Multe per fare cassa: semafori furbi, importi triplicati, Comuni esosi

Multe per fare cassa: semafori furbi, importi triplicati, Comuni esosi

ROMA – Multe stradali per fare cassa: semafori furbi, importi triplicati, Comuni esosi. Sono tanti, troppi i cittadini, che violano le norme stradali; ma sono tanti, troppi, i Comuni sleali verso i sanzionati, perché erogare multe al solo fine politico di fare cassa è diventato ormai un capitolo fisso di entrate erariali studiate a tavolino. Tra semafori furbi, scritte invisibili sui bollettini che costano la triplicazione improvvisa degli importi, il Corriere della Sera del 24 ottobre, suggerisce un manuale di sopravvivenza del cittadino onesto sottoposto a vessazione. L’inchiesta di Segrate, quella dei furbetti del semaforo, dove erano coinvolti 35 Comuni per appalti irregolari dei famigerati T-Red (con il giallo accorciato a 4 secondi per garantirsi una multa sicura) ha scoperto parecchi altarini e svelato quello che in molti sospettavano: molti Comuni ci marciano sulle multe per rimpolpare i bilanci esangui.

Tanto è vero che a Segrate le multe a grappolo hanno portato gli incassi del Comune da 700 mila a 2 milioni e quattrocentomila euro. La requisitoria del pm Alfredo Robledo (indagò a Segrate) è emblematica, per le accuse al cartello di politici, imprenditori e funzionari: spennare il cittadino pollo per arricchirsi, “con un’inequivocabile volontà dell’amministrazione comunale di fare cassa”. Giangiacomo Schiavi contribuisce alla letteratura sulle multe troppo intelligenti, più che pazze, pubblicando la lettera di un lettore del Corriere della Sera impegnato in un’odissea privata per ottenere ragione contro il multavelox sulla strada per San Vincenzo, vicino Livorno,  “Come sopravvivere a un’ingiustizia” .

Riceve una raccomandata. Eccesso di velocità sulla superstrada per San Vincenzo. Può essere, pensa. Da Milano era diretto all’Elba ed era fuori di 3 chilometri rispetto al limite consentito, 110 orari. Il multavelox non perdona: sono 37 euro. È un legalitario e paga subito. Due giorni dopo altra raccomandata, stessa intestazione: corpo di polizia municipale di San Vincenzo. C’è un altro eccesso di velocità: identico tratto, direzione inversa. Sempre 3 chilometri oltre il consentito. Altri 37 euro di multa. Possibile questa precisione millimetrica? Il lettore guarda il foglio ricevuto: è un prestampato, tipo ciclostile. Così s’intigna: sospetta che dietro la procedura adottata dal Comune ci sia un eccesso persecutorio. Non è che questi hanno deciso una mattanza a tavolino? Va sul sito e clicca per trovare la foto che documenta l’infrazione. C’è la sua auto, ma non è indicata la velocità. Possibile? Decide di ricorrere al giudice di pace di Piombino e aspetta la notifica per la convocazione. Un mese dopo, eccola. Deve pagare i 37 euro di multa più altri 8 di bollo. È la legge. E l’udienza? Fissata per fine novembre, alle 9.45. Con quale criterio, si domanda. Vengo da Milano, per essere lì a quell’ora devo partire alle 5 di mattina. In auto, perché non ci sono treni diretti. E i costi di quella che considera un’ingiustizia, carburante, autostrada, spuntino? Se parte il giorno prima c’è anche l’albergo. E la giornata di lavoro persa? Per evitare una multa di 37 euro ne deve spendere almeno 300. Ne vale la pena? Beh, solo un matto può dire di sì. Il cittadino lettore è un po’ matto: ci proverà, consapevole di fare un buco nell’acqua, perché ogni paradosso della burocrazia in Italia diventa un intoccabile tabù. (Giangiacomo Schiavi, Corriere della Sera)