Napoli, agguato di camorra in strada: spari in pieno giorno e due morti Napoli, agguato di camorra in strada: spari in pieno giorno e due morti

Napoli, agguato di camorra in strada: spari in pieno giorno e due morti

Napoli, agguato di camorra in strada: spari in pieno giorno e due morti
Napoli, agguato di camorra in strada: spari in pieno giorno e due morti

NAPOLI – Si torna a sparare a Napoli, in vico Pergola all’Avvocata, nel quartiere Vicaria, a pochi metri da un mercato cittadino molto frequentato, dove i sicari hanno ucciso due persone a colpi d’arma da fuoco: le vittime si chiamavano Edoardo Amoroso e Salvatore Dragonetti, quest’ultimo cognato dei fratelli Giuliano, ex boss del Rione Forcella. Il primo aveva precedenti per lesioni e associazione a delinquere per contrabbando di sigarette.

Più pesanti i precedenti di Amoroso, che era sottoposto a un obbligo di soggiorno ai sensi della legge antimafia; aveva anche precedenti per reati legati all’uso delle armi, allo spaccio di droga, evasione e rapina. Abitavano entrambi in una zona del quartiere Vicaria ritenuta sotto l’influenza del clan Contini ma si ritiene che “lavorassero” per il clan Mazzarella. Una “anomalia” che è ora al vaglio degli investigatori.

Secondo le informazioni raccolte dai carabinieri, ad entrare in azione sarebbero stati due killer, in sella a uno scooter: complessivamente sarebbero stati esplosi più di dodici colpi. Sia Dragonetti che Amoroso abitavano nel vicolo dove è scattato il raid. I due sono ritenuti appartenenti al clan dei Mazzarella e questo duplice omicidio potrebbe essere riconducibile allo scontro con i clan rivali dei Contini e Licciardi. Non si esclude anche la pista della faida interna.

Le forze dell’ordine e la magistratura, la scorsa notte, hanno assestato un duro colpo a un potente clan della camorra nel vesuviano, quello dei Gionta: dodici persone sono state fermate dai carabinieri a Torre Annunziata (Napoli) nell’ambito di una vasta indagine sulle attività di capi e affiliati della cosca che avrebbe imposto il pizzo a imprese, commercianti, centri medici dell’area vesuviana, stringendo accordi anche con altri clan per spartizione del territorio.

Almeno venti gli episodi estorsivi ai danni di 14 vittime, tra imprese, esercizi commerciali, società di ormeggi e centri medici, alle quali veniva imposto, in misura variabile in base alla capacità economica, un pizzo fino a 4mila euro mensili. Le quote venivano riscosse grazie a una mappa nella quale erano stati annotati i negozi che dovevano pagare i Gionta e quelli che, invece, “appartenevano” all’altro clan torrese, quello riconducibile ai Gallo-Cavalieri.

Le mogli dei detenuti della vecchia guardia, è emerso nel corso dell’attività investigativa, pretendevano un mantenimento “privilegiato”: emblematico, secondo i militari, il caso della consorte di un ergastolano la quale avrebbe rimproverato al clan uno scarso attivismo nella gestione del racket, con grave pregiudizio per lo stipendio di tutti gli affiliati.

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