Naufragio, superstiti arrivati a Catania. Fermati i 2 scafisti VIDEO, FOTO

CATANIA – Sono accusati di omicidio colposo plurimo, naufragio e favoreggiamento d’immigrazione clandestina, i due presunti scafisti – comandante tunisino e assistente siriano – alla guida del barcone naufragato al largo di Malta. Nel naufragio sono morte, secondo il racconto dei superstiti, 900 persone. I 28 superstiti, tra cui gli scafisti, sono arrivati a Catania a bordo della nave Gregoretti nella tarda serata di lunedì. I due, ha spiegato il procuratore di Catania Giovanni Salvi, sono stati indicati dai sopravvissuti che erano a bordo della nave Gregoretti e riconosciuti anche dal giovane del Bangladesh ricoverato in ospedale a Catania a cui sono state mostrate delle fotografie. Il fermo dei due è stato confermato anche dal ministro dell’Interno Alfano:

“Fermati i due scafisti dell’imbarcazione affondata. Si tratta del comandante, tunisino, e di un suo assistente, siriano”.

Del naufragio, il più pesante del Mediterraneo, arrivano i toccanti racconti dei superstiti. Centinaia, forse 900, sono morti cadendo in acqua e, soprattutto, rimanendo intrappolati nella stiva dove gli scafisti li avevano chiusi. I sopravvissuti si sono tenuti a galla grazie ai cadaveri in mare degli altri compagni di viaggio, quelli che erano sul ponte e che sono finiti in acqua. “Ci siamo aggrappati ai morti per non finire a fondo”, hanno raccontato alcuni dei 28 sopravvissuti. Ventotto su 900, partiti dalla Libia “in cerca della felicità”, come ha detto papa Francesco.

Quando i soccorritori sono arrivati, nella notte tra sabato e domenica, i vivi si facevano largo tra i morti, annaspavano tra i cadaveri urlando e sbracciandosi per attirare i gommoni che perlustravano la zona, in quel tratto del Canale di Sicilia al largo delle coste libiche che è ormai diventata una enorme fossa comune marittima. “Durante le ricerche in mare dei cadaveri abbiamo trovato due persone vive in mezzo ai morti”, hanno raccontato i soccorritori. “Erano allo stremo delle forze hanno urlato con le loro ultime forze perché hanno sentito il rumore del motore e siamo riusciti ad individuarli e a salvarli. Non avrebbero resistito ancora a lungo”. L’arrivo dei superstiti a Catania (foto Lapresse).

 

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