GENOVA – La nautica può fare male. Lo ha scoperto un commerciante genovese, Francesco Russo, di 57 anni come lo sanno migliaia di italiani marinai da diporto contro cui si è accanito il Fisco negli ultimi anni.
Per due biglietti del Salone nautico di Genova, valore 30 euro, trovati in un parcheggio, Francesco Russo ha vissuto un incubo giudiziario durato 6 anni, prima di essere assolto.
La vicenda è riferita dal quotidiano di Genova il Secolo XIX. A leggere quello che scrive Marco Grasso vengono i brividi.
Tutto ha inizio quando Francesco Russo, 57 anni, commerciante nel settore alimentare, trova due biglietti per il Salone Nautico di Genova a terra in un parcheggio. Non ci pensa di portarli a una autorità costituita o di lasciarli lì, non immagina la serie di guai che gli procureranno, pensa, scrive Marco Grasso, che siano “un gentile omaggio della sorte” e chiama anche un amico, appassionato di nautica, per andare al Salone.
Passa un paio di settimane, forse tre, lo chiamano i carabinieri e informano Francesco Russo che
“quei tagliandi erano stati rubati, facevano parte di un pacchetto sottratto alla Fiera di Genova, sede dove si svolge tradizionalmente la kermesse del mare. È solo l’inizio di una vicenda kafkiana. Il commerciante, incredulo, viene indagato per ricettazione”,
ha inizio un lungo iter giudiziario fatto di sei anni di processi per 30 euro di biglietti:
“La Procura della Repubblica lo manda a processo e domanda due mesi di reclusione. In appello, sei anni più tardi, il sostituto procuratore generale non crede all’innocenza dell’imputato, e vorrebbe condannarlo a due anni e 3 mesi. La corte d’appello lo assolve”.
Si arriva in Corte di Cassazione, rinvio, nuovo processo, ultima richiesta di condanna, a due anni di carcere. Alla fine il giudice assolve Francesco Russo, il quale, assistito dal suo legale Antonella Cascione,
“questa storia ormai ha imparato a prenderla con filosofia: «Se ci penso oggi mi scappa quasi da ridere. Certo, è meglio non rifletterci troppo. Se penso a quello che ho dovuto affrontare e agli scandali quotidiani di questo Paese, allora c’è da arrabbiarsi sul serio»”.