Il figlio 13enne in bici investì un’anziana: dovrà pagare 200 mila euro. La famiglia: “Finiremo sul lastrico”

Sono passati sette anni da quel maledetto incidente in bici che provocò la morte di un’anziana volata già da uno dei navigli nel Parco del Ticino. Era l’estate del 2002. Daniel all’epoca aveva solo 13 anni ed era in gita con l’oratorio feriale della parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice di via Ferrera.

In una manovra di sorpasso con la sua due ruote, urta inavvertitamente una signora anziana facendola cadere nel Naviglio Grande. La donna, Miranda Gurgo di 71 anni, dopo l’incidente cadde in coma da cui non si riprese: dopo un anno morì. La pedalata da Milano a Magenta era stata organizzata dal parroco, Don Giovanni Fumagalli.

Il Tribunale ha ritenuto i genitori del ragazzo, Claudio e Angela Pedrazzoli, colpevoli di non aver dato al figlio «un’educazione adeguata» e li ha condannati a risarcire con 200 mila euro la famiglia della signora Miranda. Ma la coppia quei soldi non ce li ha. Il padre Claudio, è impiegato in una ditta di soccorso stradale, sua moglie Angela, 50 anni, lavora come colf. Daniel, che oggi ha 20 anni, è uno dei tanti precari di un call center. E poi c’è il figlio più piccolo, Luca di 15 anni, che va ancora a scuola.

A nulla sono valsi gli appelli del padre: «Abbiamo già avuto 17 mila euro di spese legali. La banca non ci garantisce un prestito, forse dovremo fare un’ipoteca» spiega Claudio, 48 anni, che è impiegato in una ditta di soccorso stradale. Pochi giorni fa è scattato l’avviso di precetto: se la coppia non pagherà entro dieci giorni almeno una parte del risarcimento, si arriverà al pignoramento della loro casa.

«Noi non abbiamo tutti quei soldi. Se perderemo la casa andremo a dormire in parrocchia: dopo l’incidente ci hanno lasciati soli» accusa Claudio. La famiglia non è in grado di pagare 200 mila euro e rischia di finire sul lastrico. «Mi chiedo come possiamo essere considerati noi i responsabili di quanto accaduto— accusa Claudio —. Quel giorno avevamo affidato nostro figlio al parroco, firmando un’autorizzazione e la gita era coperta da un’assicurazione. In quel momento non potevamo controllare nostro figlio, avevamo delegato altri a farlo, è da parte loro che c’è stata una mancanza».

Secondo il giudice però, «l’affidamento del minore alla custodia di terzi solleva il genitore dalla presunzione di colpa in vigilando ma non da quella di colpa in educando». Insomma, anche se non sono presenti, i genitori rimangono «comunque tenuti a dimostrare di avere impartito al minore stesso un’educazione adeguata a prevenirne comportamenti illeciti». Non solo, per il Tribunale la manovra di sorpasso di Daniel dimostrò un «mancato rispetto delle regole di civile convivenza».

Da qui la condanna in solido della famiglia Pedrazzoli e del Parco del Ticino, gestore della pista ciclabile del Naviglio Grande, in quel tratto priva di protezioni. Oggi la pista è chiusa e il Parco ha liquidato parte del risarcimento.

Lo stesso parroco è rimasto stupito dalla decisione del Tribunale: «Anch’io sono rimasto allibito quando ho saputo della condanna – racconta Don Giovanni – È vero, con la famiglia ci siamo persi di vista, ma li ricontatteremo. Abbiamo un’assicurazione che copre le nostre manifestazioni. Perché punire un ragazzo per quella che fu una fatalità?».

Comments are closed.

Gestione cookie