TORINO – Avevano anche fatto recapitare a casa di una delle loro vittime una testa mozzata di maiale in una scatola, con un messaggio di morte: “La prossima volta ci mettiamo la tua”. Sono stati arrestati nella notte, in un blitz dei carabinieri contro la ‘ndrangheta in Calabria ed Piemonte, in particolare a Torino.
In tutto sono venti le persone finite in manette. Tra loro Adolfo e Cosimo Crea, 44 e 41 anni, originari di Locri, in Calabria, e considerati dagli investigatori “i nuovi capi” della mala, come spiegano Giuseppe Legato e Massimiliano Peggio su La Stampa.
Sui venti arrestati pendono accuse che vanno dall’associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata ad estorsioni, all’usura, traffico di droga e gestione di bische clandestine.
In che cosa consistesse il loro metodo sono Legato e Peggio sul quotidiano torinese a spiegarlo:
“Spingevano le loro vittime in un abisso di terrore con minacce e avvertimenti. Toglievano loro il respiro della libertà spremendoli di denaro, per alimentare gli affari della criminalità organizzata.
(…) Al centro di questa indagine dei carabinieri una dinastia familiare: due fratelli già protagonisti in passato di un pezzo di storia della ’ndrangheta radicata a Torino. Dopo Domenico e Sasà Belfiore, dopo Francesco e Pasqualino Marando, ecco Adolfo e Cosimo Crea, 44 e 41 anni“.
I due cronisti della Stampa ricostruiscono la vita dei due fratelli Crea:
“Sono nati a Locri, cresciuti a Stilo, rispettivamente mare e montagna di quella Calabria jonica che sotto la Mole ha sempre avuto ruoli di comando dell’organizzazione.
Quando arrivano a Torino nel 2001 stanno scappando da una faida tra le famiglie Ruga-Metastasio e Gullace Novella. E per cominciare a contare nell’onorata società trapiantata sotto la Mole si appoggiano a Vincenzo Argirò, che al tempo deteneva il controllo dei videopoker nella zona di Settimo, Leinì e Brandizzo. Il primo sponsor della scalata dei Crea è lui. Ma non è il solo. Entrano in affari con i clan Ursino e Belfiore, scalano a pie’ pari la gerarchia della malavita ottenendo il grado di padrini. A suon di bombe e di estorsioni. Feroci e violenti, i Crea possono contare su pesantissimi sponsor della casa madre, di San Luca, paese totem della ‘ndrangheta. “C’hanno Torino in mano” dirà un boss al telefono”.
Per i due Crea quello del 14 gennaio non è il primo arresto. Vennero coinvolti nelle operazioni Poker e Gioco Duro legate alla gestione di numerose bische clandestine a Torino, ma uscirono dal carcere perché al processo l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso venne derubricata in associazione semplice.
Vennero arrestati una seconda volta nel 2011 e condannati in via definitiva a 10 anni Adolfo e a otto anni e otto mesi Cosimo. Anche in quel caso, però, tornarono presto liberi: i giudici non riconobbero la continuazione della pena con le vecchie condanne e così Cosimo lasciò il carcere nel febbraio 2015, Adolfo a giugno. Adesso il terzo, forse definitivo, arresto.