‘Ndrangheta, arrestato il latitante Gregorio Giofrè: si nascondeva nelle campagne di San Gregorio d'Ippona ‘Ndrangheta, arrestato il latitante Gregorio Giofrè: si nascondeva nelle campagne di San Gregorio d'Ippona

‘Ndrangheta, arrestato il latitante Gregorio Giofrè: si nascondeva nelle campagne di San Gregorio d’Ippona

VIBO VALENTIA – I carabinieri hanno arrestato il latitante Gregorio Giofrè, di 57 anni, ricercato dal dicembre scorso nell’ambito dell’operazione Rinascita-Scott, condotta dal Ros e dal Comando provinciale di Vibo Valentia e coordinata dalla Dda di Catanzaro contro le maggiori cosche di ‘ndrangheta del Vibonese e che ha portato all’arresto di oltre 300 persone.

Giofrè, secondo l’accusa riportata da Ansa, sarebbe un esponente apicale della locale cosca di San Gregorio d’Ippona. 

L’uomo è stato arrestato nella notte nel corso di un intervento in un’abitazione rurale nella campagne di contrada Batia di San Gregorio d’Ippona dai carabinieri del Ros, del Comando provinciale di Vibo e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria coordinati dalla Dda di Catanzaro.

L’abitazione in cui si era nascosto il latitante è di proprietà di un soggetto ritenuto vicino alla cosca ed era munita di un complesso dispositivo di video-sorveglianza.

L’Ansa scrive che secondo l’accusa, che parla anche dalle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, Giofrè, indagato per associazione mafiosa ed una serie di condotte estorsive, aggravate dal metodo mafioso, avrebbe avuto il compito di organizzare la riscossione delle estorsioni agli imprenditori secondo un sistema centralizzato, valido per tutta la provincia, che consentiva alle cosche di ottenere una somma sia per quella del luogo in cui il lavoro veniva eseguito ma anche per quella del luogo di provenienza dell’imprenditore, secondo dinamiche che consentivano l’alimentazione di una bacinella comune.

Giofrè, inoltre, è anche ritenuto dagli investigatori il punto di riferimento ultimo per le interlocuzioni con esponenti delle cosche di diverse province che conoscevano il suo ruolo e gestivano l’azione estorsiva secondo un modello che conferma l’unitarietà dell’organizzazione mafiosa calabrese, non solo dal punto di vista formale ma anche sostanziale. (fonte ANSA)

Gestione cookie