Niccolò Bettarini, condannati i quattro aggressori: pene tra 5 e 9 anni di carcere

Niccolò Bettarini, quattro condanne per il tentato omicidio
Niccolò Bettarini, condannati i quattro aggressori: pene tra 5 e 9 anni di carcere (Foto Ansa)

MILANO – I quattro ragazzi accusati di aggressione a coltellate, calci e pugni nei confronti di Niccolò Bettarini sono stati condannati il 18 gennaio dai giudici di Milano. Il figlio di Simona Ventura e dell’ex calciatore Stefano Bettarini era stato accoltellato e picchiato lo scorso luglio davanti alla discoteca Old Fashion. Gli imputati sono stati condannati a pene tra i 5 e i 9 anni di carcere nel corso del processo svolto con rito abbreviato.

Bettarini junior ha commentato la notizia della condanna con soddisfazione: “E’ finito un incubo. Giustizia è stata fatta”. Il figlio di Simona Ventura, che ha parlato di sentenza equilibrata, ha ribadito di voler rinunciare al risarcimento chiesto e pure alla provvisionale di 200 mila. “Non mi interessano i soldi ma solo che giustizia sia stata fatta”.

Il giudice Guido Salvini nel processo abbreviato, che prevede dunque uno sconto di un terzo della pena, ha condannato tutti gli imputati per il reato di tentato omicidio, ma ha differenziato le posizioni e gli anni di carcere inflitti. Davide Caddeo, il 29enne difeso dal legale Robert Ranieli e accusato di aver sferrato le otto coltellate (lui ne ha ammesse soltanto due), è stato condannato a 9 anni di carcere. Gli altri tre imputati, invece, Alessandro Ferzoco (difeso da Mirko Perlino), Albano Jakej (difeso da Daniele Barelli) e Andi Arapi (difeso da Fabrizio Cardinali) sono stati condannati rispettivamente a 5 anni e 6 mesi, 6 anni e 6 mesi e 5 anni. A loro è stato concessa, infatti, la “diminuente” del “reato diverso da quello voluto”.

I tre volevano picchiare Bettarini e non tentare di ucciderlo: non c’è prova che sapessero che Caddeo, conosciuto a malapena dagli altri, avesse con sé un coltello. Riconosciute, poi, a tutti gli imputati le attenuanti generiche equivalenti all’aggravante contestata dalla Procura, ossia l’aver agito per motivi abietti e futili e, in particolare, “discriminatori” per quella frase “sei il figlio di Bettarini, ti ammazziamo” che lo stesso 20enne sentì quel mattino. Arapi, tra l’altro, incensurato ha anche ottenuto i domiciliari, mentre gli altri tre restano in carcere (respinta un’istanza di domiciliari per Caddeo). Alla parte civile Bettarini, col legale Alessandra Calabrò, è stata riconosciuta una provvisionale di 200mila euro.

Il gup di Milano ha anche trasmesso gli atti alla Procura affinché indaghi anche su altre persone che possono aver partecipato all’aggressione di Niccolò Bettarini. In particolare, il giudice ha disposto la trasmissione dei verbali delle testimonianze che ci sono state nel corso del processo abbreviato. Dopo l’aggressione, sono stati fermati i quattro giovani e poi si era saputo anche che altri erano indagati in uno stralcio dell’inchiesta coordinata dal pm Elio Ramondini. Ora con gli atti del processo che si è concluso, la Procura dovrà valutare una serie di posizioni. 

Gestione cookie