Nicola Cosentino, terza condanna in un anno: 7 anni e 6 mesi per l’affare Carburanti

Nicola Cosentino, terza condanna in un anno: 7 anni e 6 mesi per l'affare Carburanti
Nicola Cosentino, terza condanna in un anno: 7 anni e 6 mesi per l’affare Carburanti

CASERTA – Terza condanna in meno di un anno per l’ex sottosegretario all’Economia del Pdl, Nicola Cosentino. Oggi, 15 marzo, il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ha inflitto all’ex politico di Casal di Principe 7 anni e sei mesi di carcere al termine del processo cosiddetto “Carburanti” in cui era imputato per estorsione e illecita concorrenza, riqualificando i reati in tentata estorsione e concussione, tutti con l’aggravante mafiosa; condannati anche i fratelli, Giovanni e Antonio Cosentino, rispettivamente a 9 anni e 6 mesi e 5 anni e 4 mesi. E’ stato invece dichiarato prescritto il reato contestato all’ex prefetto di Caserta ed ex deputato Pdl, Maria Elena Stasi.

I giudici hanno poi disposto la confisca delle quote e dei beni della società di carburanti della famiglia Cosentino, l’Aversana Petroli. Nel novembre scorso Cosentino era stato condannato sempre dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere a nove anni di carcere per concorso esterno in associazione camorristica in quanto ritenuto il “referente politico nazionale” del clan dei Casalesi, mentre alcuni mesi prima, a giugno, gli era stata inflitta una condanna a 4 anni dal Tribunale di Napoli Nord per la corruzione di un agente del carcere di Secondigliano (Napoli).

Sull’ex coordinatore regionale di Forza Italia pende, inoltre, un’ulteriore richiesta di condanna a nove anni di carcere per corruzione e reimpiego di capitali illeciti con l’aggravante mafiosa in relazione alla costruzione, mai avvenuta, del centro commerciale “Il Principe”, il cui dibattimento dovrebbe concludersi il 21 aprile.

Il processo “Carburanti” riguardava l’azienda di famiglia dei Cosentino, l’Aversana Petroli, fondata dal padre dell’ex politico, che secondo l’accusa sarebbe stata avvantaggiata illecitamente ai danni della società di un altro imprenditore, Luigi Gallo, che ha reso dichiarazioni accusatorie contro i Cosentino; a tal proposito i giudici hanno condannato i tre fratelli più altri tre imputati a versare a Gallo una provvisionale di 50mila euro.

Tra gli episodi contestati le pressioni fatte dai Cosentino perché il Comune di Villa di Briano negasse l’autorizzazione – cosa effettivamente avvenuta – alla richiesta di apertura di una pompa di benzina avanzata da Gallo; ma anche i legami con la prefettura di Caserta, che secondo la Procura, nel 2006, quando era retta dalla Stasi, cancellò l’interdittiva antimafia a carico dell’azienda dei Cosentino nonostante il provvedimento fosse stato confermato da una sentenza del Consiglio di Stato. La Stasi divenne poi parlamentare nel partito di Cosentino.

La Corte presieduta da Roberta Carotenuto ha riqualificato alcune fattispecie di reato, circostanza che ha fatto scattare la prescrizione per alcuni dei 12 imputati e portato alla riduzione delle pene richieste durante la requisitoria dai pm Fabrizio Vanorio e Alessandro D’Alessio. Con i Cosentino, sono stati condannati il funzionario della Regione Campania Luigi Letizia (cinque anni e quattro mesi), i dipendenti della Q8 Bruno Sorrentino e Giovanni Adamiano (entrambi a tre anni e sei mesi), e l’imprenditore ritenuto vicino al clan Zagaria Michele Patrizio Sagliocchi (sette anni); assolti gli ex dipendenti dell’Ufficio tecnico del Comune di Casal di Principe Vincenzo Schiavone, Giacomo Letizia e Vincenzo Falconetti. Nello stessa indagine erano indagati anche i fratelli del boss Michele Zagaria, Pasquale e Antonio, che sono stati condannati al termine del rito abbreviato.

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