No alle classi-ghetto: madre costretta a lasciare il figlio in Marocco

MILANO – ''Sono stata costretta a lasciare mio figlio in Marocco dalla nonna materna, perche' ho gia' altri 4 figli 'sparsi' per diverse scuole della citta' e speravo di poter tenere almeno l'ultimo vicino casa, nella scuola di via Paravia''. Lo ha raccontato oggi, davanti al giudice della prima sezione civile di Milano, Serena Baccolini, un donna marocchina che, assieme ad un'altra madre, ha presentato un ricorso contro il Ministero dell'Istruzione che ha stabilito che nella scuola milanese di via Paravia non si puo' formare una ''classe-ghetto'' di prima elementare di soli alunni stranieri.

Nella prossima udienza, non ancora fissata, il giudice ascoltera' la testimonianza di due famiglie che non hanno firmato il ricorso e il direttore della scuola, Lombardo Radice.

Oggi, davanti al giudice, e' stato sentito anche Giuseppe Petralia del Provveditorato agli Studi, che ha confermato che la decisione di chiudere la classe era gia' stata presa l'anno scorso e che poi di fronte all'iscrizione di bambini tutti figli di genitori stranieri si e' deciso di intervenire. Poco prima e' stata ascoltata la mamma marocchina, vedova di 36 anni, che ha spiegato che e' stata ''costretta'' a lasciare il suo ultimo figlio in Marocco, perche' avrebbe voluto che frequentasse la scuola di via Paravia perche' vicina alla sua abitazione.

Alla prima elementare, si erano iscritti 15 bambini di famiglie straniere, di cui 13 nati in Italia, ma il Ministero si e' opposto alla formazione della classe e due famiglie, assistite dagli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri, hanno presentato un ricorso per discriminazione al Tribunale civile. Nel frattempo, i bambini hanno iniziato a frequentare altre scuole.

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