MILANO – La procura di Milano indaga per “devastazione”: significa che gli incappucciati che hanno messo a ferro e fuoco Milano l’1 maggio come protesta per l’Expo, rischiano fino a 15 anni di galera. Venerdì, intanto, sono state arrestate 5 persone in flagranza per resistenza, lesioni e altri reati.
Dopo la guerriglia messa in atto dai black bloc nel centro di Milano, le forze dell’ordine, coordinate dal pm di turno Piero Basilone, hanno arrestato in flagranza 5 persone per i reati di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni, getto pericoloso di cose e oltraggio.
Ora, però, le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, capo del pool antiterrorismo (di cui fa parte anche il pm Basilone), dovranno accertare le responsabilità di tutti quegli incapucciati che venerdì pomeriggio hanno messo a ferro e fuoco la città, bruciando macchine, negozi e filiali di banche, devastando vetrine e lanciando pietre, bombe carta e molotov.
Al momento, al vaglio degli inquirenti ci sono almeno una decina di altre posizioni, oltre alle persone già arrestate, e l’ipotesi di reato su cui i pm si stanno muovendo è quella di “devastazione”, prevista dall’articolo 419 del codice penale. Un reato che prevede pene comprese tra un minimo di 8 anni e un massimo di 15 anni di carcere.