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No-Tav di M5S incontrano Caselli: “Francia senza leggi antimafia, appalti a rischio”

di admin |17 Settembre 2013 14:17

No-Tav di M5S incontrano Caselli: “Francia senza leggi antimafia, appalti a rischio” (LaPresse)

TORINO, 17 SET – Cinque esponenti del Movimento 5 Stelle hanno incontrato il Procuratore Capo della Repubblica di Torino Gian Carlo Caselli, chiedendo un suo intervento contro il rischio che gli appalti della Tav Torino-Lione finiscano in mano alle cosche, visto che la legge francese non prevede normative antimafia.

Si tratta dei senatori Marco Scibona e Alberto Airola, dei deputati Laura Castelli e Ivan Della Valle, e del consigliere M5S in Piemonte Davide Bono, che hanno poi pubblicato un comunicato sul blog di Beppe Grillo:

“Siamo fiduciosi che il Procuratore Caselli a breve farà sentire la sua autorevole voce affinché venga impedito di sottrarre alle leggi antimafia una parte del territorio italiano ma, cosa più importante, sottrarre alle leggi antimafia” la Tav […] Quello con Caselli è ”il primo degli incontri programmati con le Procure della Repubblica e con la Procura Nazionale Antimafia al fine di illustrare la lotta che stiamo conducendo per bloccare le tragiche conseguenze che avrebbe, sulla lotta alla mafia, la ratifica dell’accordo italo-francese del gennaio 2012 conseguentemente ad alcune norme in esso contenute. In particolare quelle che prevedono (art. 6.5. 2 capoverso) che gli appalti e i subappalti saranno aggiudicati secondo la legge francese, priva di normativa antimafia”.

Se il Parlamento approvasse ”l’accordo italo-francese del 2012, di fatto (secondo gli articoli 6 e 10 in esso contenuti) tutti gli appalti relativi ai lavori da realizzare nella parte italiana della tratta comune italo francese (tunnel di base, stazione di Susa, interconnessione di Bussoleno etc.) verrebbero affidati dal promotore pubblico secondo le procedure della legge francese senza l’obbligo per le ditte partecipanti e per quelle aggiudicatarie di essere in possesso e di esibire i necessari certificati antimafia e le abilitazioni che la legge italiana (unica in Europa) oggi richiede. Con tale accordo, di fatto potrebbero partecipare alla costruzione della linea, ed incassare denaro pubblico italiano ed europeo, imprese controllate dalla criminalità organizzata di stampo mafioso”.

Le preoccupazioni degli esponenti M5S tuttavia non sono condivise dal procuratore Caselli, che pure ha giudicato cordiale l’incontro:

“Si è svolto un cordiale colloquio su vari temi coi parlamentari del Movimento 5 Stelle – ha commentato la Procura di Torino con ilfattoquotidiano.it -. Per quanto concerne la preoccupazione dei parlamentari, cioè che l’accordo possa avere ricadute negative sull’applicazione della normativa antimafia, abbiamo manifestato una prima opinione di non condivisione per quanto concerne lo stretto ambito di nostra competenza, riservandoci di approfondire il tema”. Il senatore Scibona conferma: “Caselli ci ha detto che analizzerà a fondo il testo e ci terrà aggiornati. Speriamo che le nostre preoccupazioni siano infondate”.

Il Fatto Quotidiano, a proposito delle preoccupazioni dei grillini, fa un paio di esempi di ditte che figurano fra le appaltatrici della Tav Torino-Lione:

“Nei mesi scorsi la Pato Perforazioni di Rovigo, che aveva ottenuto un subappalto da Venaus Società Consortile, era stata fermata perché oggetto di un’informativa antimafia: l’amministratore Gaetano Rosini e il socio Valerio Rosini erano stati denunciati per frode fiscale in concorso con Antonio Basile, pregiudicato campano, ritenuto un fiancheggiatore dei Casalesi. L’atto impediva alla Pato di continuare a lavorare nel cantiere, ma a luglio il Tar di Salerno ha annullato la decisione del prefetto di Rovigo ridando alla ditta la possibilità di lavorare nei cantieri pubblici. In passato invece la Italcoge, azienda di Susa impegnata nel cantiere Tav e oggetto di attentati nei giorni scorsi, aveva assunto Bruno Iaria, boss della locale di ‘ndrangheta a Cuorgné, dopo un periodo in carcere mentre in associazione con lei operava la Foglia Costruzioni, intestata a un prestanome di Giovanni Iaria, zio del boss, condannato in abbreviato nel processo “Minotauro”.”

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