Notte di scontri tra No Tav e polizia: Chiomonte assediato, capo digos ferito

Pubblicato il 22 Luglio 2012 - 09:10 OLTRE 6 MESI FA
(LaPresse)

TORINO – Lancio di sassi, petardi bulloni e bombe carta. Getti d’idrante e lacrimogeni in risposta. E’ stata una notte di scontri violenti tra i No Tav e la polizia in Val di Susa. Il 21 luglio alle 22 è iniziato l’assedio ai cantieri della Tav di Chiomonte, in provincia di Torino. Dopo una situazione di calma apparente il mattino del 22 luglio, i No Tav hanno dato il via ad un nuovo assedio alle cancellate dei cantieri. I No Tav che hanno condotto l’assedio nella notte sarebbero 650, dalle prime stime della Questura.

Negli scontri il capo della Digos, Giuseppe Petronzi, è rimasto ferito dall’esplosione di una bomba carta. Feriti nella notte anche alcuni agenti e ad un uomo della polizia stradale. Il lancio di sassi ha costretto alla chiusura dell’autostrada Torino-Bardonecchia nel tratto Oulx Ovest/Susa Est. Il tratto è stato chiuso in entrambe le direzioni di marcia.

Il governatore del Piemonte, Roberto Cota, informato del nuovo attacco dei No Tav al cantiere, ha detto: “La Tav è un pretesto per criminali che vogliono strumentalizzare questa situazione andando a manifestare in Val Susa per motivi che non hanno nulla a che fare con la Torino-Lione. Una situazione che bisogna smascherare”.

Massimo Montebove, consigliere nazionale del il Sap, sindacato autonomo di polizia, dopo gli scontri ha dichiarato: “La situazione è chiara. Dopo i rinvii a giudizio, la parte violenta del movimento No Tav cerca lo scontro e alza il livello di tensione. A farne le spese, ancora una volta, le forze dell’ordine. Vari poliziotti sono rimasti feriti e il dirigente della Digos è stato portato via in ambulanza. Bisogna sgomberare immediatamente il campeggio di Chiomonte, non ci sono altre soluzioni. E serve l’impiego dell’esercito perché l’area del cantiere è da tempo di interesse strategico nazionale”.

Montebove ha poi aggiunto: “Al questore e al prefetto di Torino chiederemo nuovamente di attivarsi presso il Dipartimento per trovare una soluzione definitiva alla situazione in Val di Susa, che ormai sta degenerando come la scorsa estate”.

Una situazione delicata quella delle proteste No Tav. In 650 hanno abbandonato il campeggio in regione Gravella e in corteo si sono incamminati verso il cantiere. Quel cantiere che è il nemico da combattere, con tutti i mezzi a propria disposizione. E così si raccolgono sassi per la strada e si lanciano. Si lancia quel che si può, quei bulloni che si hanno in mano, i petardi e quelle bombe carta.

Bombe “casarecce” per i contestatori che vogliono proteggere la loro valle, ma sempre bombe, che esplodono, bruciano i vestiti ed ustionano la pelle di Petronzi, il capo della digos, e di quegli agenti a difesa della Tav. Perché la polizia, che difende il cantiere della Maddalena a Chiomonte, è anche lui il nemico.

Un nemico che risponde e dalle reti di sicurezza lancia lacrimogeni ai No Tav e apre contro di loro gli idranti, usando i violenti getti d’acqua per disperderli. Questo accade la notte del 21 luglio. Tutto sembra finito. L’autostrada è ormai chiusa e da bonificare, troppi i sassi perché le auto possano circolare in sicurezza. Sembra, perché il mattino del 22 luglio lo scontro ricomincia, per poi spegnersi di nuovo.

Ma il cantiere La Maddalena ha vinto. Le reti di sicurezza, nonostante le cesoie dei No Tav, hanno resistito. Il cantiere non è stato scalfito, continuerà il suo lavoro. Quella Tav che i manifestanti della Val di Susa tanto temono sarà costruita. I soldi già stanziati, o progetti già approvati. Gli scontri continueranno, i feriti anche. Una guerra tra No Tav e polizia, guerra tra cittadini che al momento non ha né vincitori né vinti, ma solo vittime degli interessi economici, che sembrano a volte più importanti delle persone.