AGRIGENTO – Un prof su 4 ad Agrigento può stare a casa tre giorni al mese per curarsi o curare genitori e parenti a carico. Può essere trasferito in un istituto comodo e vicino a casa. Può avere benefici economici. Ad Agrigento un insegnante su 4 usufruisce della legge 104, la legge nata 22 anni fa per permettere ai lavoratori di curarsi o assistere parenti che abbiano handicap o problemi di salute certificati. Ne possono usufruire i lavoratori del settore pubblico come del privato, il fatto è che ad Agrigento sembra che ci sia una vera e propria epidemia a vedere i numeri. Insomma, non solo i vigili a Roma o gli spazzini a Napoli: ad Agrigento anche i prof stanno a casa, certificato medico alla mano.
Il Corriere della Sera cita un esempio concreto:
Ad Agrigento è diventata un’epidemia, in questa scuola di Menfi, sulla costa meridionale della Sicilia, l’Istituto comprensivo «Santi Bivona», dove è stato battuto ogni record: 70 casi su 170 tra docenti e bidelli. Oltre il 40 per cento, carte mediche alla mano, sarebbe messo davvero male. «Abbiamo un triste primato, lo so» allarga le braccia la preside, Teresa Guazzelli. A novembre ha consegnato l’elenco dei beneficiari della 104, come ha chiesto a lei e a tutta la provincia il provveditore, e adesso aspetta di capire cosa fare. «Noi dirigenti non possiamo che prendere atto delle certificazioni. Non abbiamo mansioni investigative, né possiamo valutare le singole patologie».
Ad Agrigento c’è un’inchiesta della magistratura in corso: la procura ha arrestato venti persone e indagato altre 100 accusate di aver abusato della legge. In particolare sotto accusa sono finiti medici compiacenti che avrebbero forzato i certificati. Il gip ha parlato senza timori di “un circo”.
“Ci sono evidenti storture, un sistema di diffusa illegalità. Qualcuno non ha fatto il proprio dovere e ancora una volta è toccato alla magistratura svolgere una funzione di supplenza” ha detto il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo.
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