ROMA – Lunedì 20 aprile i pediatri italiani ci hanno spaventato.
Dicono che la metà dei bambini, metà della popolazione italiana che va al nido o all’asilo, frequenta la scuola elementare, va a trovare zie, cugine, amichetti e nonni e nonne, è un potenziale contingente di untori seriali, non appena saranno saltati i lucchetti della quarantena.
Quindi i nonni dovrebbero scordarsi di riabbracciare i nipotini prima di Natale, a questo punto.
Un test sperimentale dell’altro giorno ha verificato invece che un ragazzino francese di 9 anni contagiato in una località sciistica dell’Alta Savoia è poi entrato in contatto con 172 persone senza contagiarne alcuna.
Tutti i suoi contatti sono stati tracciati, isolati e monitorati.
Nessuno nelle tre scuole che ha frequentato è stato contagiato.
Il test ha convinto le autorità francesi a verificare con uno studio dedicato il test: risultato, riaprono le scuole l’11 maggio, fra poco più di una settimana.
Come la mettiamo, a chi credere?
Il test suggerisce che” i bambini potrebbero non essere una fonte significativa di trasmissione del nuovo virus”.
E che potremmo essere in presenza di “una diversa dinamica di trasmissione nei bambini”.
La Società italiana di medici pediatri (Simpe) sostiene invece che a ottobre, all’apertura delle scuole “dal 42% al 47% dei bambini sarà asintomatico o con pochi e leggeri sintomi con infezione da Covid-19 che attualmente si sta sviluppando nella popolazione pediatrica e che si vedrà appieno in autunno”.
Una carneficina.
Cosa pensano i pediatri italiani del bambino francese di 9 anni? (fonte Ansa)