Norman Atlantic, camionista Zoran Koron: “Soccorritori fatto tutto il possibile”

Norman Atlantic, camionista Zoran Koron: "Soccorritori fatto tutto il possibile"
LaPresse

TRIESTE – “I soccorritori hanno fatto tutto il possibile, provavano in tutte le maniere a salvare le vite dei passeggeri”, comunque l’esperienza “è stata la cosa più brutta successa nella vita, ma nel male è stata un’esperienza, da cui trarre forza per affrontare le avversità future”. E’ un passaggio dell’intervista che Zoran Koron, autista di camion della Gruarin di Sesto al Reghena (Pordenone), a bordo del Norman Atlantic, ha rilasciato al quotidiano Messaggero Veneto.

Koron, di 42 anni, sloveno, sposato e padre di due figli, è giunto martedì a Brindisi con la nave militare San Giorgio con altri naufraghi, sulla quale gli è stata medicata l’intossicazione da fumo. Dal capoluogo pugliese è giunto ieri in aereo a Venezia, dove lo attendeva il titolare della ditta, Simone Gruarin che l’ha accompagnato a Sesto al Reghena, dove lo aspettavano famiglia e colleghi. Koron non ha notato scene di panico a bordo:

“Stando sul ponte non ho visto niente di tutto ciò. Quando è arrivato l’elicottero si è formata una fila e abbiamo dovuto attendere. Per me i soccorritori hanno fatto tutto il possibile, provavano in tutte le maniere a salvare le vite dei passeggeri”.

Koron ha raccontato che il suo camion era nella stiva con molti altri e che, dopo poche ore di viaggio, mentre dormiva, è

“stato svegliato da allarmi e gente che chiamava, c’era molta confusione. Ho chiamato subito famiglia e titolare per informarli di cosa accadeva, non si sapeva cosa sarebbe potuto accadere in seguito. Infatti nelle ore seguenti era difficile comunicare: il telefono prendeva poco e aveva poca batteria”,

ha raccontato al Messaggero Veneto. Koron ha detto di essere stato sempre convinto che

“la nave non si sarebbe ribaltata. Ci è stato detto di non buttarci in acqua: chi è caduto non c’è più. Ricordo molto freddo e fumo, è stato brutto pioveva e ci arrivava addosso anche l’acqua per spegnere l’incendio. Ho cercato di ripararmi per dormire, ma sono rimasto all’aperto 30 ore. Il fuoco ha raggiunto tutti i piani, tranne uno. Forse è stato il vento che spingeva le fiamme da una parte, a permetterci di avere spazi in cui stare lontani dal fuoco”.

La famiglia ha scoperto che era sopravvissuto da una foto dei soccorsi.

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