Tre persone che portavano con sé due pale, un secchio con un sacchetto azzurro, un piede di porco e un altro strumento di lavoro e si dirigevano nei campi dietro la casa della famiglia di Saman Abbas, la 18enne pakistana scomparsa dopo aver rifiutato le nozze combinate. E’ quanto emerso dalla visione delle telecamere di sorveglianza nell’ambito delle indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Reggio Emilia e della Compagnia di Guastalla. Carabinieri che ora indagano per omicidio.
Aggiornamento articolo ore 16:54.
Novellara, 18enne pakistana scomparsa dopo essersi opposta alle nozze forzate
Saman Abbas è la ragazza diciottenne di origine pachistana scomparsa da Novellara, nel Reggiano, dopo essersi opposta alle nozze combinate. La ragazza si era opposta a un matrimonio combinato, denunciando i suoi genitori.
La scena del video ora ha rafforzato l’ipotesi che la ragazza possa essere stata uccisa. I tre uscirono di casa alle 19.15 del 29 aprile e rientrarono alle 21.50.
“Saman è arrivata qui nel 2016, all’età di 14 anni, per ricongiungimento familiare col padre che lavora in un’azienda agricola del posto da 10 anni. Ha conseguito la licenza media, poi non ha proseguito gli studi. Non avendo grandi rapporti sociali, le ricerche sono più difficili”.
Queste le parole di Elena Carletti, sindaca di Novellara. “Sappiamo che le era concesso possedere un telefonino e ci risulta avesse un profilo Instagram. I nostri servizi sociali hanno provato a contattarla, ma nulla da fare”.
Saman Abbas, i genitori sono tornati in Pakistan senza preavviso
“Sono giorni di enorme apprensione – continua il sindaco – Un esito come quello che si teme sarebbe scioccante per la nostra comunità. Mi auguro ci sia presto una svolta e che la ragazza possa essere individuata viva”.
I genitori sarebbero tornati da poco in Pakistan, partiti improvvisamente e senza preavvisi. “L’azienda agricola dove lavora il padre ha scoperto di questo viaggio quasi per caso – racconta il sindaco – Hanno cercato di rintracciarlo per chiudere alcuni depositi in vista del maltempo, ma il telefono risultava irraggiungibile. Dopo diversi tentativi il datore di lavoro ha parlato con un parente il quale ha riferito che la famiglia era dovuta rientrare in patria perché una zia non stava bene. Questo è stato l’alert che ha fatto scattare le indagini, anche perché il nome della ragazza non è presente in alcuna lista d’imbarco agli aeroporti”.
La ragazza qualche mese fa si era già allontanata dall’Italia, andando in Belgio: “Lei nutriva un fermento, una forma di ribellione comprensibile e naturale. Lo conferma il fatto che quando contattò i nostri servizi chiese di essere salvata quando le cose stavano precipitando. Non sappiamo perché abbia voluto fare ritorno a casa poi. Il Comune si costituirà parte civile? Valuteremo in un eventuale sviluppo processuale, ora l’importante è che Saman sia viva”, conclude la Carletti