Obesi italiani in difficoltà: liste d’attesa lunghissime e pochi centri per l’intervento chirurgico

Pubblicato il 6 Ottobre 2010 - 10:53 OLTRE 6 MESI FA

Sempre più difficoltà per gli obesi: su un milione e mezzo di pazienti con gravi problemi di peso in Italia, solo seimila riescono ad essere operati, cioè a correggere davvero la malattia. Mancano infatti i centri specializzati, in grado di garantire, oltre ai medici (endocrinologi, dietologi, chirurghi estetici ed internisti) anche gli psicologi, necessari per selezionare chi veramente va operato.

Le liste di attesa sono lunghissime. In pochi possono permettersi l’operazione in cliniche private. “È un problema molto serio, sottovalutato dalle istituzioni. Anche dal punto di vista economico l’obesità grave è un impegno sempre meno sostenibile. Già adesso assorbe il 7% della spesa e sarà peggio nei prossimi anni perché i malati aumentano”, dice al Corriere della Sera Pierluigi Marini, direttore dell’unità operativa di chirurgia endocrina e bariatrica del San Camillo-Forlanini di Roma.

Con l’obiettivo di focalizzare l’attenzione sul problema è nato l’Obesity Day, che si svolgerà il 10 e 11 ottobre prossimi. Organizzato dall’Adi, l’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica presieduta da Giuseppe Fatati. In questo week-end diversi centri per la cura dell’obesità resteranno aperti per dare consigli e informazioni gratuiti su sovrappeso e condizioni di linea che oltre il normale. Infatti l’obesità patologica è quella collegata a un indice di massa corporea (peso diviso per l’altezza al quadrato) superiore a 40. Secondo i protocolli internazionali è l’unico criterio su cui si basa la scelta dei pazienti che possono sottoporsi all’intervento chirurgico, sola terapia davvero efficace, considerato che gli effetti delle diete generalmente svaniscono nel giro di cinque anni, con conseguenze psicologiche devastanti.

A richiedere l’intervento (bendaggio gastrico, by pass gastrico e diversione bilo-pancreatica) sono sempre più spesso anche persone che non ne hanno realmente bisogno, soprattutto donne tra i 25 e i 45 anni.”Si accorgono che la linea è saltata e credono di poter tentare una scorciatoia affidandosi al chirurgo. Ma non è possibile. Stiamo valutando se allargare i limiti di età previsti e operare al di sotto dei 18 e oltre i 65 anni. Potrebbe inoltre essere rivista l’indicazione dell’indice di massa corporea. I paletti potrebbero essere allargati specie se esistono fattori cosiddetti di comorbilità come diabete, ipertensione, sofferenza cardiaca”, aggiunge Marini.

In Italia i centri sono concentrati in alcune Regioni: Lazio, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto assorbono oltre il 60% dei pazienti italiani. E nel settore privato ci sono molte difficoltà per la necessaria presenza di letti, barelle e attrezzature sovradimensionate e per la mancanza di conoscenza sull’attività e il tipo di organizzazione.