Odissea al Monte dei Pegni: a Milano code e risse per entrare. Accetta solo oro

Odissea al Monte dei Pegni: a Milano code e risse per entrare. Accetta solo oro
Odissea al Monte dei Pegni: a Milano code e risse per entrare. Accetta solo oro

ROMA – Odissea al Monte dei Pegni: a Milano code e risse per entrare. Accetta solo oro. Uomini e donne prostrati dalla crisi finanziaria, dai fallimenti privati, dalla cattiva sorte, affollano ogni giorno i numerosi banchi dei pegni impegnando l’impegnabile, a caccia di quel po’ di contante che serve a tirare avanti. Da qualche anno non fa nemmeno più notizia. A Milano, però, in fila al Monte dei Pegni, succede che le lunghe code, la rabbia repressa, l’ansia di non fare in tempo a rinnovare le polizze perché gli interessi non ammettono ritardi, giungano al punto di rottura.

Così la notizia, riportata dal Corriere della Sera, è che la fila si trasforma in rissa. Si fa a botte per entrare nell’ufficio: chi non sgomita resta fuori. Per questo le guardie addette al trasporto valori sono state dirottate d’urgenza davanti al Monte dei Pegni di via Certosa 34, la sede di Ubi banca che custodisce il tesoro impegnato. E che trabocca di pellicce e di oggetti di valore al punto che i funzionari non accettano più nemmeno l’argento.

Sembra che solo l’oro abbia valore (i compro oro come funghi erano spuntati, una pioggia li ha fatti sparire), e infatti il sito del borsino delle quotazioni quotidiane è tra quelli più visitati. Paola D’Amico ha raccontato per il Corriere l’odissea di quanti ogni giorno si mettono in fila, come Sergio, un signore anziano che ha dovuto abbandonare il campo dopo che dal ’99 insieme alla moglie (oggi malata) fa visita regolare al Monte in cerca di temporanei ed effimeri riscatti.

Due sportelli aperti, 16 persone in coda dentro, sessanta fuori alle 10. Chi è riuscito ad entrare era arrivato alle 6 del mattino. Ogni giorno di ritardo nel rinnovo del pegno fa salire gli interessi. Con la crisi, il ricorso al prestito su pegno è in crescita libera. Lasci oggetti di valore in cambio di denaro immediato per pagare bollette, tasse e per affrontare i ritardi dei pagamenti. «Non mi chieda nulla: già mi vergogno di essere qui», dice, voltando le spalle una signora. «Non è un buon momento per parlare», dice un uomo, mani in tasca, rabbia nello sguardo. «Sono qui, perché al Banco dei pegni di via Padova la valutazione è del 20% inferiore». (Paola D’Amico, Corriere della Sera)

 

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