Olimpiadi a Roma? Sarebbero costate 800 mln l’anno, 9,8 mld in tutto

Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno (Foto LaPresse)

ROMA – Le Olimpiadi del 2020 a Roma, che Mario Monti ha bocciato, sarebbero costate 800 milioni di euro l’anno allo Stato, ben 9,8 miliardi in tutto. Ecco perché il premier non se l’è sentita di approvare la candidatura e dare disponibilità per la copertura finanziaria. Si era parlato di “Olimpiade a costo zero” e andando a spulciare i numeri è (quasi) vero: a fronte di una spesa di 9,8 miliardi lo Stato sarebbe rientrato di 4,6 miliardi di entrate erariali, 2,3 miliardi dagli sponsor; 1,2 miliardi di valorizzazione industriale. C’è un però, che ha portato Monti a dire di no: prima di tutto di norma in corso d’opera i costi di realizzazione si gonfiano; secondo poi lo Stato avrebbe dovuto trovare i finanziamenti dal 2013 ma avrebbe iniziato a rientrare delle spese solo a Olimpiadi iniziate.

Guardiamo un po’ di numeri, contenuti nella relazione finale di una commissione indipendente, voluta dal governo Berlusconi e presieduta dall’economista della Cattolica Marco Fortis, che ha fatto un esame supplementare sulla “compatibilità economica” delle Olimpiadi del 2020.

Secondo questa commissione indipendente i Giochi di Roma sarebbero costati 9,8 miliardi di euro: 4,7 miliardi di spesa pubblica e il resto da capitale privato. Se tutto fosse andato nel verso giusto i soldi dai privati sarebbero arrivati così: due miliardi abbondanti tra biglietti, diretti televisivi e sponsor; un altro miliardo abbondante dalla vendita del villaggio olimpico e dal centro stampa che dopo la fine dei giochi sarebbero stati venduti e trasformati in case, uffici e negozi. Ma Monti, come detto, ha avuto paura che questi finanziamenti saltassero e lo Stato si dovesse accollare tutta la spesa. Spesa che sarebbe stata così ripartita: 2,5 miliardi per l’organizzazione; 1,4 miliardi per l’adeguamento e l’ammodernamento degli impianti sportivi; 1,4 miliardi per la costruzione del nuovo villaggio Olimpico (18 mila posti letto) e del centro media; 2,8 miliardi per infrastrutture e trasporti; 1,6 miliardi per l’ampliamento dell’aer0porto di Fiumicino.

Lo stesso Mario Monti ha detto che sul giudizio negativo del governo hanno pesato le esperienza passate. L’esempio più recente è quello dei Mondiali di nuoto di tre anni fa, sempre a Roma. Solo per le piscine i costi sono passati da 102 a 134 milioni di euro, al punto che Roma 2009 è uno dei capitoli più corposi nell’inchiesta sulla “cricca” dei grandi eventi. E le cose non cambiano andando più indietro nel tempo. Per i mondiali di calcio del 1990 il costo stimato inizialmente per costruire lo stadio delle Alpi di Torino era di 60 miliardi di lire. Alla fine ne sono serviti 125, più del doppio. E dopo nemmeno venti anni la struttura è stata abbattuta per costruire nella stessa area il nuovo Juventus stadium. Anche questo doveva costare 105 milioni di euro ma siamo arrivati a 120. L’unica certezza è che le previsioni iniziali non sono mai certe.

A fronte di queste spese quando si sarebbe guadagnato? Il rapporto dice che ci sarebbero state entrate erariali per 4,6 miliardi; 2,3 miliardi dagli sponsor; 1,2 miliardi di valorizzazione industriale. In tutto questo, sempre secondo il rapporto del gruppo di Fortis, le Olimpiadi avrebbero apportato un aumento del Pil dell’1,4% con la creazione di nuovi posti di lavoro: 12mila fino al 2020 e poi 29mila. Ma è vero anche che lo Stato avrebbe pagato subito ma incassato molto più in là. Per finire gli impianti bisognava trovare i soldi già nel 2013 ma per guadagnare con biglietti e sponsor si doveva aspettare l’anno prima dei giochi.

Gli impianti per le gare. Su un totale di 42 strutture, 33 ci sono già e sono quelle più importanti come lo stadio Olimpico, il palazzetto dello sport dell’Eur o i padiglioni della nuova Fiera di Roma. Nessuna ristrutturazione, al massimo un maquillage, andavano usati così come sono. Altri 4 impianti sarebbero stati temporanei, come i campi per il beach volley al Circo Massimo che sicuramente avrebbero fatto il loro effetto con le rovine sullo sfondo. Solo gli ultimi cinque impianti sarebbero stati da costruire e nemmeno ex novo, perché il grosso è la città dello sport di Tor Vergata, il mega progetto affidato all’archistar Santiago Calatrava per i mondiali di nuoto del 2009 che viaggia con almeno tre anni di ritardo.

Per i giochi, però, non servono solo gli stadi. Lo sforzo più grande sarebbe stato necessario per tirare su il villaggio olimpico, 18 mila posti letto per gli atleti nella zona di Tor di Quinto, “equiparabile ad un hotel tre stelle”. Nella stessa area doveva sorgere il centro per la stampa e la tv, 10 ettari con una sala da mille posti ed un parcheggio per mille auto.

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