Olivetti, amianto nel talco. Pm: "Utilizzato fino al 1986" Olivetti, amianto nel talco. Pm: "Utilizzato fino al 1986"

Olivetti, amianto nel talco. Pm: “Utilizzato fino al 1986”

Olivetti, amianto nel talco. Pm: "Utilizzato fino al 1986"
Olivetti, amianto nel talco. Pm: “Utilizzato fino al 1986”

TORINO – L’amianto contenete talco nello stabilimento Olivetti di Ivrea sarebbe stato utilizzato fino al 1986. Questa l’accusa della Procura di Torino nell’ambito del processo in Corte d’Appello andato in scena il 7 febbraio. Accuse che contraddistinguono le affermazioni dei legali difensori degli indagati, che sostenevano che l’utilizzo della sostanza cancerogena fosse stato interrotto nel 1981. Il processo vede indagati diversi ex manager dell’azienda, tra cui Carlo e Franco De Benedetti e Corrado Passera.

Giampiero Maggio sul quotidiano La Stampa scrive che un vero e proprio colpo di scena è avvenuto in aula mercoledì davanti ai giudici, quando i pm sono riusciti a smontare la tesi della difesa:

“Documentazione che è stata prelevata nei magazzini Telecom di Strada Settimo, a Torino e che fa parte del secondo fascicolo denominato «Olivetti bis«, tuttora aperto in procura a Ivrea. Oggi, il sostituto procuratore generale Carlo Maria Pellicano ha spiegato che da questi documenti si evince come il talco contenente tremolite di amianto, che le difese, nel corso del primo grado, avevano sempre sostenuto fosse stato usato soltanto fino al 1981, in realtà sarebbe stato utilizzato più a lungo, fino all’86 appunto.

La difesa dell’ingegnere Carlo De Benedetti ha chiesto a sua volta di poter acquisire una consulenza di parte relativa ad una macchina per scrivere elettronica, la Lexikon 80. Su questo prodotto, come ha precisato Tomaso Pisapia, l’avvocato di De Benedetti, erano presenti chiare tracce di talco, ma non contaminato. Il processo è stato aggiornato a 14 febbraio. La Corte si è riservata di acquisire la nuova documentazione. Presente in aula anche Giulio Calosso, avvocato di parte civile per il Comune di Ivrea: «Siamo qui – spiega – perché venga riconosciuto il danno di immagine alla città, danno che non era stato invece riconosciuto in primo grado»”.

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