ROMA – Joseph Clifford White, l’indiano che la notte del 16 febbraio con un fendente al cuore ha ucciso al Gianicolo Carlo Macro, il biologo di 33 anni, colpevole di essersi fermato nei paraggi con lo stereo acceso, subito dopo il delitto ha inviato un sms a un amico confessando l’aggressione: “Ho bucato uno con un cacciavite davanti alla porta della mia roulotte”.
Per i giudici del Riesame, riporta Adelaide Pierucci sul Messaggero, l’arrestato, reo confesso, come conferma ora il messaggino inviato col cellulare, nonostante abbia giustificato le ammissioni con una improbabile legittima difesa, dovrà restare in carcere. Secondo il collegio del tribunale della libertà presieduto dal giudice Gian Luca Soana, White, assistito dall’avvocato Gennaro Zipparro, non merita la revoca della misura cautelare in carcere perché ha dimostrato “una indole particolarmente violenta e pericolosa» come conferma un precedente specifico del 1997 per il quale l’indiano era stato condannato per lesioni personali”.
L’indiano, secondo i giudici, avrebbe colpito il giovane perché era stato disturbato nel sonno. Un disturbo provocato in maniera inconsapevole, viene sottolineato, visto che la vittima, che si era fermata col fratello, “non pensava che in quella roulotte abitasse qualcuno considerato che era parcheggiata in via Garibaldi, in pieno Trastevere, e si trattava di un mezzo vecchio” e all’apparenza abbandonato, e che poi è risultato immatricolato quasi quaranta anni fa.