Omicidio Ciolli. Si finge testimone, ma è l’assassino

cadavere carbonizzatoPrima collabora con i carabinieri, poi si scopre che ha solo mentito: è lui l’assassino. Era stato proprio uno dei primi a fornire ai carabinieri le prime informazioni sull’omicidio di Stefano Ciolli, l’imprenditore di Greve in Chianti (Firenze) il cui corpo venne trovato semicarbonizzato nella campagna di San Casciano la sera del 15 giugno 2008.

Antonio Ursino, catanese, arrestato ieri con l’accusa di omicidio, si era proposto come testimone oculare di quanto successo e sempre lui aveva fatto il nome di Giovanni Amore, poi arrestato il 28 giugno dello scorso anno, e quelli di altri soggetti risultati estranei. In realtà i militari hanno scoperto l’omicida era proprio Ursino che aveva detto di essere stato alla guida dell’auto a bordo della quale si trovavano Ciolli e Amore.

Ursino aveva premeditato l’omicidio di Ciolli, facendosi aiutare da Amore.

La sera dell’omicidio i tre si erano trovati per compiere un nuovo attentato alla ditta Greco di Calenzano, già colpita nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 2008. Obiettivo delle azioni criminali, in perfetto stile mafioso, era l’assorbimento della ditta Greco. Ciolli, però, da qualche giorno accusava Ursino di aver portato vicino al tracollo le sue società, forse contestandogli una serie di ammanchi e annunciandogli l’intenzione di chiudere il rapporto con lui e con Amore.

Ursino, forse al termine di un nuovo litigio, prima avrebbe tentato di soffocare Ciolli e dopo averlo tramortito avrebbe cosparso di benzina i suoi vestiti, facendogli ingerire anche una certa quantità della stessa benzina, e poi gli avrebbe dato fuoco.

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