Garlasco, la Procura di Vigevano anticipa l’ora della morte di Chiara

Pubblicato il 4 Maggio 2010 - 00:30 OLTRE 6 MESI FA

L’ora della morte di Chiara Poggi resta ancora un mistero. Nella requisitoria il pm Rosa Muscio aveva fissato le lancette pochi minuti dopo le 9, nella requisitoria-bis (dopo le perizie ordinante dal gup di Vigevano, Stefano Vitelli) aveva cambiato idea fissando l’omicidio dopo le 12.20.

Poi c’è stata l’assoluzione in primo grado di Alberto Stasi, accusato dell’omicidio della fidanzata. Il giallo però resta: Chiara è morta dalle 7 alle 14 circa, quando il suo corpo senza vita fu scoperto dal biondino di Garlasco. Stasi accende il computer alle 9.35 e lavora fino alle 12.20, allora la conclusione possibile per l’accusa è che Alberto «abbia avuto il tempo di commettere l’omicidio sia prima delle 9.35 che nell’ultima parte della mattinata, dopo le 12.46», quando da casa Stasi viene fatta una telefonata sul cellulare di Chiara.

Dalla durata dell’omicidio, l’attività di Alberto Stasi al computer, il Dna sui pedali della bicicletta del ragazzo, le scarpe pulite, l’impronta lasciata sul portasapone della villetta del delitto. In ogni singolo “indizio” o sospetto analizzato in dieci mesi di processo, per la Procura di Vigevano c’é quanto basta per chiedere alla Corte d’Appello di Milano la condanna di Alberto Stasi, assolto in primo grado il 17 dicembre scorso dal gup del Tribunale di Vigevano, Stefano Vitelli.

I genitori di Chiara, Rita e Giuseppe Poggi, venerdì si sono presentati personalmente nella cancelleria di Palazzo di giustizia per presentare i motivi della richiesta d’appello firmati dall’avvocato Gian Luigi Tizzoni, anche il pm Muscio ha depositato ricorso in Appello. Come aveva dovuto fare nel corso del processo – quando si scoprì che nella fascia oraria indicata fin dall’inizio dalla Procura (cioé tra le 10.30 e le 12, “con maggior centratura tra le 11 e le 11,30”) l’imputato aveva un alibi di ferro (scriveva la sua tesi di laurea al pc) – anche questa volta il pubblico ministero del caso Garlasco ha messo mano all’orologio: non è detto – sostiene ora l’accusa – che Alberto abbia ucciso Chiara “dopo le 12.46”, (come aveva sostenuto nella sua requisitoria il pm davanti al giudice).

Stasi “ha avuto il tempo di commettere l’omicidio sia prima delle 9,35 che nell’ultima parte della mattinata, dopo le 12.46”. Secondo il pubblico ministero, poi, “l’azione omicidiaria si è concentrata in pochi minuti” e non come sostenuto dal giudice in “diversi minuti”. In questo caso il gup sarebbe incorso in un “errore logico”, perché il perito da lui nominato avrebbe proposto una ricostruzione del delitto “smentita” in aula.