Omicidio Ilaria Alpi, si indaga sul falso testimone “Gelle”

ROMA – Si torna ad indagare sugli omicidi dell’inviata del Tg3 Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin, avvenuti a Mogadiscio, in Somalia, il 20 marzo 1994. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo sulle presunte anomalie legate alla gestione di un testimone, rivelatosi poi falso, Ahmed Ali Rage, detto Gelle, evidenziate dalla corte di appello di Perugia che il 19 ottobre scorso, a conclusione del processo di revisione, ha assolto l’unico condannato, il somalo Hasci Omar Hassan. I reati ipotizzati, al momento contro ignoti, sono falso in atto pubblico, calunnia e favoreggiamento. 

A sollecitare l’avvio di accertamenti su quelli che hanno definito “depistaggi” anche Luciana Alpi, madre di Ilaria, e l’avvocato Domenico D’Amati. Quest’ultimo ha così commentato la notizia: “E’ un modo per continuare le indagini sulla morte di Ilaria e Miran, nonché la conferma dell’impegno della Procura di Roma nella ricerca dei colpevoli”.

Il fascicolo prende spunto dall’esito della vicenda in cui è stato coinvolto Hashi Omar Hassan. Chiamato in causa dal connazionale “Gelle” come esponente di killer, fu condannato in via definitiva a 26 anni di reclusione. Lo stesso Gelle, dopo essere scomparso nel nulla alla vigilia della sua deposizione in tribunale, fu a sua volta accusato di calunnia, ma venne assolto in via definitiva.

Rintracciato da “Chi l’ha visto” a Birmingham, in Inghilterra, Gelle ammise di aver dichiarato il falso, ossia che non si trovava sul luogo del duplice omicidio, e di aver accusato Hassan in quanto “gli italiani avevano fretta di chiudere il caso”. In cambio della sua testimonianza, Gelle avrebbe ottenuto danaro e la promessa di fargli lasciare la Somalia, dove la situazione sociale era tesissima.

Nelle motivazioni all’assoluzione di Hassan, i giudici di Perugia esprimono, tra l’altro, “sconcerto” sulle modalità di gestione del teste Gelle il quale, dopo aver reso le sue dichiarazioni accusatorie durante la fase delle indagini preliminari, sparì dalla circolazione nonostante il personale di Polizia lo tenesse ‘in custodia’ in Italia e fosse stato foraggiato economicamente dall’ottobre al dicembre del 1997.

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