Omicidio Meredith, Bongiorno: “I pm volevano un colpevole a tutti i costi”

ROMA, 5 OTT – Nel processo di Perugia ''ci sono stati due errori. Il primo è quello di considerare subito il caso completamente chiuso. Quattro giorni dopo il delitto, Amanda e Raffaele sono stati portati subito dentro e i titoli dei giornali davano già per risolto l'omicidio. Il secondo errore è stato quello di rendere questo processo amandocentrico. Anche questo ha impedito di cercare meglio''. A dirlo Giulia Bongiorno, avvocato di Raffaele Sollecito, in un'intervista alla Stampa.

Il momento decisivo del dibattimento, ''dal punto di vista della difesa, credo sia stato il fatto che abbiamo insistito sull'indispensabilità della perizia'', afferma Bongiorno.

''Se avessimo avuto paura, e in molti processi sono proprio gli imputati a temere di più certi esami, io penso proprio che non avremmo ottenuto questo risultato''.

La presidente della commissione Giustizia alla Camera, intervistata anche dal Fatto Quotidiano, spiega di aver creduto nell'innocenza di Raffaele. ''Se volevo difenderlo non potevo che essere certa della sua innocenza, perché sono un personaggio pubblico, una parlamentare e insieme con Michelle Hunzicker dirigo una associazione contro la violenza sessuale. Per non compromettere tutto questo dovevo crederci fino in fondo''.

Amanda e Raffaele, prosegue Bongiorno, ''sono stati condannati in primo grado perché lei era giovane, carina, disinibita. Ovvero: mediaticamente perfetta per interpretare il ruolo di colpevole''. Per questo ''per difendere Raffaele dovevo demolire lo stereotipo falso su Amanda. Erano uniti, salvare solo lui sarebbe stato impossibile''.

A deciderlo, aggiunge, ''è stato Raffaele, ed è un'altra prova. Se anziché difenderla avesse detto 'non ricordo', ne usciva pulito. Lui la difende perché si sente innocente''.

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