ROMA, 5 OTT – ''Molti sono stati innocentisti per solidarietà verso una concittadina americana, anche se non conoscevano il caso, ma io sono stata innocentista perché nel seguire il processo mi ero convinta che non ci fossero prove solide e indubbie sulla sua colpevolezza''. Lo afferma Miss Gregory, procuratore distrettuale di Brooklyn, in un'intervista al Messaggero.
''Il test del Dna sin dall'inizio appariva flebile. Poi le affermazioni dei testimoni. E anche il motivo mi sembrava poco credibile: è vero che la storia e l'esperienza ci insegnano che c'è gente che uccide senza motivo, ma nel caso di Amanda e Raffaele questa possibilità appariva irreale'', osserva Gregory.
Del processo ''ho ammirato il fatto che il sistema italiano offra la garanzia dell'Appello'', dice la pm. ''D'altro canto questo sistema prolunga il raggiungimento della giustizia, la conclusione sia per l'imputato che per la vittima''.
Tra gli aspetti negativi, ''ho trovato inquietante che si sia dato poco spazio nell'opinione pubblica alla vittima'', prosegue. ''Credo che in parte la presa di posizione di tanti americani pro-Amanda sia maturata perché è sembrato che il sistema italiano si stesse accanendo contro di lei, e si è dimenticato che c'erano anche Meredith e i suoi diritti''.