Il 15 luglio 2019, Martina Aprile, 24 anni, moriva in un incidente stradale a Scicli. Accusato Carmelo Ferraro: esce un anno dopo dal carcere.
Il 23 giugno 2020 Carmelo Ferraro, 35 anni, era stato condannato per omicidio stradale a 4 anni e 6 mesi. La pena era stata patteggiata con annessa revoca della patente.
L’anno precedente avrebbe travolto e ucciso la 24enne Martina Aprile sulla strada che collega le frazioni di Cava D’Aliga e Donnalucata, in provincia di Ragusa.
Il giudice, su richiesta dei legali di Ferraro, ha scarcerato l’uomo. Revocati gli arresti domiciliari a cui era sottoposto dal periodo in cui era accaduto il fatto.
Ha ritenuto che “la condotta collaborativa dell’uomo, mantenuta sin dall’inizio, il percorso terapeutico effettuato e la condotta tenuta durante l’esecuzione della misura” consentano di ritenere cessate le esigenze cautelari.
Martina travolta e uccisa fuori dal lavoro
Martina si trovava assieme a un collega di lavoro in viale della Pace, un rettilineo sul quale sopraggiungeva in quel momento una Lancia Y10. L’automobile è piombata loro addosso travolgendoli entrambi.
Dopo essere stata trascinata per alcuni metri, insieme al carrello metallico che stava spingendo, è caduta a terra senza vita.
Inutile è risultato l’intervento dei soccorsi. Martina è morta sul colpo, lasciando un figlio in tenera età.
Ferraro, in base a quanto accertarono i carabinieri in sede di indagini, si sarebbe messo al volante sotto l’effetto di sostanze stupefacenti: metadone e cocaina.
Lo choc della famiglia
Sotto choc la famiglia di Martina, che nel frattempo è stata dichiarata affidataria in via definitiva del bambino della donna e che già all’epoca della sentenza lamentava la tenuità della pena.
Il patteggiamento fu concesso lo stesso giorno della sentenza con rito abbreviato pronunciata nei confronti di Rosario Greco, condannato a 9 anni.
Qualche giorno prima della tragedia di Donnalucata, Greco uccise con il suo suv Alessio e Simone D’Antonio, i cuginetti di 11 anni che giocavano sull’uscio di casa a Vittoria.
I genitori dei bambini e di Martina si incontrarono nei corridoi, abbracciandosi con gli sguardi e commentando gli uni la disperazione degli altri.
Papà e mamma Aprile si unirono alle richieste dei D’Antonio: pene più severe per l’omicidio stradale e impossibilità di accedere a riti alternativi che riducano la pena.
Il ministro Alfonso Bonafede aveva promesso alla famiglia D’Antonio un disegno di legge che avrebbe portato il nome dei loro figli. (Fonte: Agi).