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Omicidio Willy, tolto l’ergastolo ai fratelli Bianchi: condanna in appello a 24 anni

di Redazione Blitz |12 Luglio 2023 18:02

foto ANSA

Sconto di pena per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, accusati dell’omicidio del 20enne Willy Monteiro Duarte, ucciso a calci e pugni in una piazza di Colleferro nel settembre 2020. In primo grado erano stati condannati all’ergastolo, ora la pena scende a 24 anni in appello. I giudici hanno infatti riconosciuto le attenuanti generiche. Confermate le altre condanne: 21 anni inflitti a Mario Pincarelli e i 23 anni a Francesco Belleggia. 

Madre di Willy: “Non provo rabbia ma il perdono è altra cosa”

“Più o meno me l’aspettavo. Nessuna sentenza mi darà più mio figlio. Sento di avere avuto giustizia? Accetto la giustizia che è stata fatta. Il perdono è un’altra cosa. Non provo rabbia, non so se è una sentenza giusta o non giusta”. E’ quanto afferma Lucia Monteiro Duarte, madre di Willy, dopo la sentenza per l’omicidio del figlio avvenuta a Colleferro nel settembre del 2020.

Difesa fratelli Bianchi: “Per noi è un omicidio preterintenzionale”

“Non ci convince la qualificazione giuridica data ai fatti che secondo noi andava inquadrata nell’omicidio preterintenzionale, c’erano tutti gli elementi per ritenerlo configurabile. Ora dobbiamo attendere il deposito delle motivazioni per capire come spiegano questa decisione. Andremo in Cassazione anche perché il fatto è lo stesso e identico per tutti e invece ancora rimane una diversità di trattamento sanzionatorio per tutti gli imputati”. E’ quanto afferma Ippolita Naso, che assieme a Valerio Spigarelli, difende Gabriele Bianchi dopo la sentenza di appello che ha ridotto la condanna dall’ergastolo a 24 anni.

“Crediamo che questa decisione sia sbagliata, riconoscendo l’omicidio volontario e non derubricando. Pensiamo ci siano anche molte altre questioni che la Cassazione saprà valutare. Per adesso quello che è successo è una degradazione della pena, ma non è quello che chiedevamo. Chiedevamo il coretto inquadramento dei fatti. Scontato il ricorso in Cassazione”, aggiunge Spigarelli.

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