Estate del nostro sudore, colpa delle ondate di calore: mai così caldo dal 1800

LaPresse

ROMA – L’estate del 2012 è la più calda dal 1800. Se quella del 2003 è stata definita “infernale” per le sue temperature, Scipione, Caronte, Caligola e ora Lucifero hanno portato ondate di calore più lunghe e bollenti. Giorni infuocati e notti che non danno sollievo dall’afa e dal solleone. Una calura prolungata da record, che estende i suoi effetti anche sui mari, portando le temperature delle acque a salire sopra il livello considerato normale. La colpa sarebbe di un’anomalia legata anche ai monsoni indiani, e dunque un significativo cambiamento climatico che riguarda l’atmosfera, soprattutto nella zona dei tropici.

Michele Brunetti, dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr di Bologna, dichiara al Corriere: “Mancano solo una decina di giorni alla fine d’agosto e il bilancio sta per confermare l’andamento registrato a fine luglio: la temperatura media è più alta di 2,26 gradi rispetto al periodo di riferimento 1971-2000. Il valore resta, comunque, inferiore alla media di 3,66 raggiunta del 2003, però il secondo posto in classifica è garantito”.

Marina Baldi, dell’Istituto di biometeorologia del Cnr, ha spiegato al Corriere il sistema delle ondate di calore: “Da qualche anno il periodo caldo si è allungato vistosamente. Inizia verso la fine di maggio e si estende a settembre. Ma, oltre l’allungamento, a mutare sono in particolare le ondate di calore. Prima duravano quattro-cinque giorni, adesso arrivano a qualche settimana generando condizioni ambientali sempre più insopportabili”.

Ondate di calore che, spiega la Baldi, influenzano in maniera preoccupante anche le temperature dei mari nostrani: “Le acque del Tirreno e dell’Adriatico hanno raggiunto i 25-26 gradi, vale a dire quattro gradi sopra il livello tradizionale considerato normale”. Il rischio, con il riscaldamento delle acque, è che tra settembre ed ottobre si scatenino tempeste e violente precipitazioni, in grado di provocare disastri come quello in Liguria o a Messina nel 2011.

Massimiliano Pasqui, dell’Istituto di biometeorologia del Cnr, spiega poi al Corriere che il fenomeno è legato ad una pesante anomalia dell’anticiclone delle Azzorre: “Il monsone indiano e quello legato all’Ovest africano influenzano l’anticiclone accentuando quel processo di riscaldamento che poi coinvolge l’area mediterranea occidentale, cioè soprattutto la penisola iberica e l’Italia. Ma approfondendo l’indagine più scientificamente, ciò vuol dire che sono in atto delle significative modifiche nella circolazione atmosferica al livello dei tropici”. Modifiche che indicano un cambiamento climatico nel pianeta e che aprono a scenari di violente precipitazioni e di disastri naturali che già nel 2011 hanno interessato anche l’Italia.

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