ROMA – Gli esami del Dna sull’ossario nella tomba di Enrico “Renatino” De Pedis sono stai sospesi. Il lavoro del gruppo Ert, Esperti ricerca tracce, e degli antropologi forensi del laboratorio Labanof di Milano, attivi nella basilica di Sant’Apollinare a Roma, inizieranno nuovamente le procedure di analisi dei reperti il 28 maggio. La sospensione dei lavori è dovuta all’indisponibilità del medico legale del team, bloccato da una malattia. Bisognerà dunque attendere ancora per sapere se tra le 400 ossa rinvenute nella cripta vi siano anche frammenti riconducibili ad Emanuela Orlandi, ragazza di 16 anni scomparsa il 22 giugno 1983 a Roma e figlia di un dipendente del Vaticano.
Il 14 maggio la Procura di Roma ha eseguito, alla presenza della scientifica, l’apertura della tomba di De Pedis. Alcune testimonianze avevano fatto pensare che nella tomba potesse trovarsi il corpo di Emanuela Orlandi. Nella bara però è stato trovato solo il corpo di De Pedis, asserito boss della banda della Magliana, ucciso in un agguato a Roma, vicino a Campo de’ Fiori, nel 1990. All’apertura della bara di De Pedis, noto come il Dandi ai fan di “Romanzo criminale”, ha chiesto di partecipare anche Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. A Pietro è stato concesso di entrare nel salotto antistante la cripta, ma non di assistere all’apertura della bara.
All’apertura della bara erano però presenti Maurilio Prioreschi e Lorenzo Radogna, legali della vedova Carla De Pedis e dei fratelli del Dandi. Terminata l’ispezione la bara è stata richiusa e sigillata. I legali della famiglia De Pedis hanno annunciato che la bara non sarà spostata fino al termine delle perizie. Carla Di Giovanni, vedova di De Pedis, ha detto di essere orientata alla cremazione della salma. Il timore della vedova De Pedis è che l’onda di clamore suscitata dalla vienda possa portare ad atti di profanazione nella tomba di famiglia al cimitero Verano di Roma.