ROMA, 25 APR – Mentre la procura di Roma decide l'apertura e l'ispezione della tomba di Enrico De Pedis nell'ambito dell'inchiesta sulla sparizione di Emanuela Orlandi, l'ex rettore di Sant'Apollinare, mons. Piero Vergari, cui si deve la sepoltura nel 1990 dell'ex boss della Magliana nella cripta della basilica, continua a difenderne la memoria.
''Dei morti non si deve dire altro che bene'', ripete l'anziano sacerdote, oggi 86/enne, dal suo 'buen retiro' in Sabina. ''Su questa vicenda non ho fatto dichiarazioni in passato, non le faccio adesso e non le faro' mai – si schermisce dapprima al telefono, interpellato dall'Ansa -. Io sono un sacerdote e faccio solo il mio dovere''.
Ma poi aggiunge: ''Vi invito a leggere bene le frasi che ho messo anche sul mio sito: 'Parce sepulto' e 'De mortuis nil, nisi bene'''. E cioe': ''Perdona chi e' morto e sepolto'' e ''dei morti non si deve dire altro che bene''.
Fu lo stesso mons. Vergari il 6 marzo 1990, a soli 32 giorni dall'uccisione di 'Renatino' De Pedis in Via del Pellegrino, ad attestare in una lettera lo status di ''grande benefattore'' dell'ex boss, che aveva conosciuto anni prima durante le visite ai detenuti a Regina Coeli. Dopo quattro giorni l'allora vicario di Roma e presidente della Cei, card. Ugo Poletti, diede il nulla osta alla sepoltura di De Pedis all'interno della basilica di Sant'Apollinare, dove la salma fu quindi traslata il 24 aprile di quell'anno dal cimitero del Verano.