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Ospedale Montichiari, la chat WhatsApp degli infermieri contro il medico: “E’ pazzo, vuole liberare letti”

C’è una chat WhatsApp tra gli infermieri dell‘ospedale di Montichiari. Chat in cui per esempio un infermiere scrive: “Io non ci sto ad uccidere pazienti solo perché vuole liberare dei letti”. E l’altro risponde: “Io non ci sto, questo è pazzo”. Lui è il medico arrestato con l’accusa di omicidio volontario per aver somministrato farmaci letali a pazienti affetti da Covid. 

Il medico dell’ospedale di Montichiari (provincia di Brescia) è stato arrestato e si trova ai domiciliari. Le accuse nei suoi confronti sono di omicidio volontario e falso in atto pubblico. Secondo gli inquirenti il medico avrebbe somministrato farmaci letali a due pazienti affetti da Covid. Pazienti deceduti a metà marzo, nella fase più acuta della pandemia che ha interessato la provincia di Brescia.

Una vittima ha 61 anni, morto il 20 marzo, e l’altra 80, deceduto il 22 marzo. Per l’accusa, il medico del pronto soccorso dell’ospedale, avrebbe somministrato il Propofol e la Sucinilcolina. Cioè due farmaci ad effetto anestetico e bloccante neuromuscolare che solitamente si usano nella fase immediatamente precedente alla sedazione e all’intubazione del malato.

Ospedale di Montichiari, inchiesta partita dalla denuncia di un infermiere

Nel corso dell’inchiesta, nata dalla denuncia di un infermiere dello stesso ospedale, sono state riesumate tre salme. Mentre quattro erano le morti finite sotto la lente di ingrandimento, ma in un caso il cadavere è stato cremato. Le autopsie, effettuate da medici legali dell’università di Padova, hanno rilevato, all’interno di tessuti ed organi, la presenza del farmaco anestetico e miorilassante che dovrebbe essere somministrato secondo un protocollo rigidissimo.

I medicinali non erano segnati nelle cartelle cliniche

Nella cartella clinica del paziente il medico non aveva però riportato la somministrazione di quei medicinali. Il gip ha disposto l’arresto perché sussisterebbe il rischio di reiterazione del reato. “Io non ci sto ad uccidere pazienti solo perché vuole liberare dei letti”, si legge in uno dei messaggi agli atti dell’inchiesta, scritto via WhatsApp, da un infermiere ad un collega. “Io non ci sto, questo è pazzo”, risponde il collega parlando della decisione del medico di far preparare i due farmaci che solitamente si utilizzano prima di intubare un paziente.

La difesa del medico di Montichiari

Il medico, che già sapeva delle indagini avendo avuto la possibilità di nominare un proprio consulente in occasione delle riesumazioni dei cadaveri, si difende. “Nego di aver somministrato quei farmaci”, spiega attraverso i legali. Non è ancora stato fissato l’interrogatorio di garanzia. “Speriamo possa parlare prima possibile e chiarire la sua posizione”. Per il giudice, il medico “non poteva non sapere, in forza della sua specializzazione e delle sue competenze, che né il Propofol né, a maggior ragione, la Succinilcolina erano contemplati dai protocolli di sedazione in materia di terapia del dolore”.

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