Ostia, nome troppo comune: a Franco Salerno le cartelle cliniche di omonimi

Pubblicato il 7 Dicembre 2012 - 15:47 OLTRE 6 MESI FA
L’ospedale Grassi di Ostia

ROMA – Una volta è stato scambiato per un bimbo di otto anni, un’altra per un anziano di 76 ed infine per un paziente deceduto. Protagonista della disavventura è Franco Salerno, piccolo imprenditore romano che dal 2009 sta lottando contro una grave malattia, aggravata dalla frustrazione di non riuscire ad ottenere la sua cartella clinica dall’ospedale Grassi di Ostia, sul litorale romano, dove è stato operato quattro anni fa. La sua unica «colpa», per così dire, è quella di avere un nome fin troppo comune, neanche fosse il signor Rossi.

E così, dal 2009 ad oggi continua a ricevere faldoni su faldoni di cartelle cliniche di omonimi, con diagnosi decisamente differenti dalla sua. Oltre al danno, anche la beffa dato che quelle scartoffie sono completamente inutili ai fini del rimborso da parte dell’assicurazione sanitaria che non può liquidare la diaria della degenza in ospedale senza la cartella clinica corrispondente. La signora Carmela, la moglie di Franco, sommerge un tavolino di uno dei suoi bar ad Ostia con centinaia di pagine di analisi, diagnosi, test e addirittura dischetti contenenti risonanze e tac. Tutti rigorosamente sbagliati.

«Queste sono le cartelle cliniche che abbiamo ricevuto – spiega -. Sono intestate a Franco Salerno, ma nessuna di queste fa riferimento a mio marito. L’ultima l’ho presa quindici giorni fa e per l’ennesima volta hanno commesso l’identico errore. Io mi chiedo come sia possibile che da quattro anni non riescano a trovare i dati di mio marito».