NAPOLI – Nel processo nei confronti di Alfonso Papa ''possono trovare ingresso ed essere utilizzate ai fini di prova esclusivamente le conversazioni telefoniche nelle quali gli interlocutori siano soggetti diversi dall'imputato''. Cosi' scrivono i giudici della prima sezione del Tribunle di Napoli nell'ordinanza con la quale si sono pronunciati sull'ammissione dei testimoni e sulla questione delle intercettazioni.
Per quanto riguarda le conversazioni intercettate il Tribunale ha accolto le richieste dei legali del parlamentare Pdl, gli avvocati Giuseppe D'Alise e Carlo Di Casola.
''Con riferimento a tutte le conversazioni telefoniche concernetni l'imputato Alfonso Papa, sia quelle che lo riguardano direttamente sia quelle cosiddette indirette sia quElle casuali o fortuite – affermano i giudici – il Collegio ritiene la loro inutilizzabilita''' in primo luogo perche' ''trattandosi di imputato che rivestiva la carica pubblica di parlamentare all'epoca in cui e' stata svolta l'attivita' di captazione, sono sicuramente coperte dalla garanzia di cui all'art.68 della Costituzione''.
Il Tribunale, riferendosi alla sentenza della Corte Costituzionale del novembre 2007, sottolinea che questo principio si applica ''non solo quando siano posti sotto intercettazione utenze o luoghi appartenenti al soggetto politico o nella sua disponibilita' (intercettazioni dirette) ma anche quando siano intercettate utenze o luoghi di soggetti diversi che, pur tuttavia, possono presumersi in abituale contatto con il parlamentare o dallo stesso solitamente frequentati''.
Contro la decisione del Tribunale, e' probabile che i pm Francesco Curcio e Henry John Woodcock proporranno ricorso in Cassazione.
Il Tribunale ha invece respinto la richiesta della difesa di ascoltare come testimoni alcuni magistrati, tra i quali Vincenzo Galgano e Agostino Cordova, rispettivamente ex procuratore generale e ex procuratore della Repubblica di Napoli. Il processo riprendera' il 19 gennaio prossimo. Dovrebbe testimoniare in aula l'imprenditore Alfonso Gallo, ritenuto dai pm vittima di una concussione da parte di Papa nell'ambito del procedimento sulla cosiddetta P4.