P4: quattro inchieste a Napoli con un filo comune

NAPOLI, 14 LUG – Con l'indagine sulla P4 in pieno svolgimento, sono ormai quattro le inchieste della Procura di Napoli che si intersecano l'un l'altra delineando, secondo i magistrati, uno scenario di appalti truccati, sperpero di denaro pubblico, corruzione e fughe di notizie.

Le ultime due in ordine di tempo – quella sulla 'rete' creata dal consulente Luigi Bisignani e quella sull'attivita' dell'ex consigliere di Tremonti, Marco Milanese – hanno, infatti, consentito di comprendere a quali informazioni soprattutto mirava la rete di faccendieri, 'divise infedeli' e parlamentari che i pm mettono sotto accusa: a quelle di due indagini – sempre della procura di Napoli – sugli appalti a Finmeccanica. Indagini il cui percorso è accidentato a causa di ostacoli che vanno dalla fuga di notizie al segreto di Stato.

La prima inchiesta, prossima ormai a una svolta, verte sugli appalti per la sicurezza varati dall'ex ministro dell'Interno Giuliano Amato: cittadella della polizia, ristrutturazione del commissariato "Decumani", centro elaborazione dati della polizia; quel Cen le cui perquisizioni 'angosciarono' – secondo quanto racconta l'imprenditore Galbusera – il direttore delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni fino a che da Bisignani non arrivarono notizie confortanti: non c'erano arresti in vista.

Molti ed eccellenti gli indagati per accuse che vanno dall'associazione a delinquere alla turbativa d'asta; oltre a dirigenti e funzionari di società del gruppo Finmeccanica, come Francesco Subbioni e Guido Nasta, sono coinvolti il vice capo vicario della Polizia Nicola Izzo, il prefetto dell'Aquila Giovanna Iurato il direttore delle risorse umane del Dipartimento della Polizia Oscar Fioriolli.

I pm Vincenzo D'Onofrio, Raffaello Falcone e Pierpaolo Filippelli ipotizzano che appalti per più di 40 milioni di euro siano stati illecitamente affidati a società del gruppo Finmeccanica, tra cui Elsag Datamat, e che altri ancora più ricchi, come quello per realizzare la cittadella della polizia all'interno dell'ex manifattura tabacchi, siano stati bloccati quando a Roma si è saputo dell'inchiesta.

I 40 milioni di euro sono quelli spesi per trasferire il Cen dalla vecchia sede nel quartiere Arenella alla nuova che si trova nel parco della reggia borbonica di Capodimonte.

Consulenti della Procura hanno però accertato che le costosissime apparecchiature acquistate sono del tutto inutilizzabili perché obsolete, come si evince anche da alcuni documenti sequestrati.

In questa vicenda c'era già stata una clamorosa fuga di notizie: quando il sostituto commissario della Dia Giuseppe Valerio Savarese (che per questo è stato condannato in primo grado a sei anni di reclusione) copiò dal computer di un collega e passò non si sa bene a chi tutti i dati relativi all'inchiesta, in particolare la cartellina con le informazioni su Lucio Gentile, secondo i magistrati dipendente ''occulto'' di Finmeccanica e stretto amico di Fioriolli.

L'altra inchiesta che fa paura a Roma e per la quale Bisignani e Milanese si erano mobilitati è quella dei pm Catello Maresca e Marco Del Gaudio sugli appalti per il Sistri, il sistema di monitoraggio dei rifiuti fortemente voluto dal ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo.

Un appalto da 70 milioni di euro, assegnato senza bando, per impianti che finora non sono stati realizzati; un progetto del quale si sa molto poco, sul quale il Governo ha imposto il segreto di Stato che ne rende inaccessibili e dunque non conoscibili alcune parti. Anche in questo caso gli indagati sono nomi noti: Luigi Pelaggi, dirigente del ministero dell'Ambiente, Sabatino Stornelli, amministratore delegato di Selex Management, società del gruppo Finmeccanica, e Paolo Di Martino, ad di Viacom, altra società entrata nell'appalto.

La Procura contesta loro il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, all'abuso d'ufficio e alle fatturazioni inesistenti: c'è anche il sospetto di un giro di fondi neri.

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