ROMA – La pacca sul sedere costituisce reato di violenza sessuale solo se la mano rimane appoggiata. Altrimenti si può trattare semplicemente di uno “sfioramento accidentale”: è quanto ha stabilito la Corte di Cassazione, sottolineando la necessità che la mano rimanga sul lato b “per un apprezzabile lasso di tempo” per far sì che si configuri il reato di violenza sessuale.
Come spiega Marina Crisafi sul sito Studio Cataldi, infatti, la discriminante è proprio il lasso di tempo. Nel caso in specie, la Cassazione si è espressa sul caso di una donna che aveva denunciato di essere stata “toccata” da un carabiniere.
Spiega Crisafi:
Ad inchiodare il militare era stata la stessa donna che una volta uscita dalla stazione dei Carabinieri aveva raccontato immediatamente tutto al proprio fidanzato. Inutile per lo stesso sostenere che ad entrare in contatto con il gluteo della donna sarebbe stata la fondina della pistola di ordinanza. La vittima infatti si era proprio resa conto che si trattava della pressione della mano “mantenuta per un tempo apprezzabile”.
Sicché il giudice di appello non ha avuto dubbi sulla sussistenza dell’elemento soggettivo del reato contestato, in conformità con la costante giurisprudenza secondo la quale: “in tema di violenza sessuale vanno considerati atti sessuali quelli che siano idonei a compromettere la libera determinazione della sessualità della persona o ad invadere la sfera sessuale con modalità connotate dalla costrizione, sostituzione ingannevole di persona, abuso di inferiorità fisica o psichica, in essi potendosi comprendere anche quelli insidiosi e rapidi, che riguardino zone erogene su persona non consenziente (come, ad es., palpamenti, sfregamenti, baci, tra le molte Cass. 42871/2013).