Non paghi la mensa di tuo figlio? Il bimbo finisce a pane e acqua

Nove alunni di famiglie insolventi lasciati a digiuno dal Comune

I genitori non pagano la mensa ai figli e la scuola lascia i bambini a pane e acqua.

Così inizia la primavera nella mensa scolastica di Montecchio Maggiore, provincia di Vicenza. Ma solo per nove bambini (sette stranieri e due italiani della scuola materna ed elementare), «inadempienti» per l’amministrazione perché i genitori non sono in regola con la retta dei pasti. Un «digiuno» annunciato ma, diventato realtà, spiazza bambini, maestre e anche la preside.

Ma che cosa è successo a Montecchio Maggiore? Una storia di soldi arretrati e questione di principio quella che da tempo divide l’amministrazione comunale e un gruppo di famiglie macchiate di «insolvenza». Di fatto mandano i figli in mensa, ma da anni non versano un euro. La faccenda viene fuori mesi fa, quando a Montecchio la neogiunta di centrodestra (Lega e Pdl) insediatasi a giugno 2009 dopo 5 anni di amministrazione di centrosinistra, scopre un ammanco di oltre 150 mila euro nella gestione della mensa scolastica. Scatta una sorta di indagine per mettere ordine nel bilancio. E l’approfondimento produce i suoi frutti: gli amministratori arrivano a numeri e nomi allo scopo di recuperare importi relativi a quattro anni scolastici: 2005-06 e 2008-09.

Così partono gli avvisi: alla data del 10 marzo sono 52 le famiglie morose, 22 italiane, 30 straniere: «Se entro il 15 marzo non avranno regolarizzato gli insoluti, il servizio mensa verrà sospeso». L’iter si conclude con una raccomandata consegnata a mano dei vigili urbani. Risultato: sono ancora nove posizioni da saldare. E l’assessore all’Istruzione Barbara Venturi è chiara: «Non è giusto non pagare le rette nel rispetto di chi ha problemi economici e le versa».

Così il 22 marzo è partita la sospensione, ma i bambini non lo sanno. Così arrivano in mensa come tutti i giorni senza immaginare il trattamento a pane e acqua. La preside Anna Maria Lucantoni, però, protesta e spiega in un’intervista al Corriere Veneto: «Trovo dispregiativo dare un pezzo di pane, se avessimo immaginato, avremmo fatto una raccolta di fondi».

La soluzione non si fa attendere: la parola d’ordine è dividere il pranzo e nessuno si tira indietro.

Gestione cookie