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Palermo, assalto al supermercato per fare la spesa gratis: “Dobbiamo mangiare”

ROMA –  Gli effetti collaterali della pandemia, iniziano a farsi sentire. Si erano avute piccole avvisaglie qualche settimana fa quando, sempre a Palermo, si erano verificati due episodi di furti al Policlinico. I quei giorni si era parlato di sciacalli, ma il sentore è che dietro al gesto di ieri ci siano genitori già in “sofferenza” economica.  E’ prevedibile che questa crisi sanitaria abbia significative ricadute sociali, a più livelli.  

Ma cosa è successo a Palermo? E’ successo che una ventina di persone, dopo essersi contattate a vicenda sui social, hanno assaltato un supermercato in viale Regione siciliana.

Che vuol dire hanno assaltato? Vuol dire che sono entrati, hanno riempito i carrelli di generi alimentari, e raggiunte le casse hanno cercato di forzarle al grido di “Non abbiamo soldi, non vogliamo pagare”.

Gli impiegati del supermercato, raccontano le cronache locali, hanno chiamato poi polizia e carabinieri, mentre all’esterno tra la gente in fila, a distanza di un metro, come impongono le regole anti Covid-19, è scoppiato il panico.

Questa volta, quindi, sembra che tutto alla fine, malgrado il panico, sia rientrato.

Ma la paura, la paura di non avere i soldi per sopravvivere, ormai sembra dilagare su Facebook dove in molti ormai inneggiano ai gilet gialli e scrivono post come:

“Per farci sentire dobbiamo razziare i supermercati, come fanno in Siria e in Spagna, la protesta vera e propria è questa, così capiscono a cosa siamo arrivati”.

E ancora: “Allora ragazzi avevo detto ieri sera, il problema c’è da subito: i bambini devono mangiare”.

E ancora: “Io non aspetto aprile, sono senza un euro, la mia famiglia deve mangiare. Perciò senza fare le pecore, scendiamo in piazza e pretendiamo i nostri diritti. Non facciamo chiacchiere, che fanno acidità. Chi fa la pecora e non scende in piazza, per me fa parte dello Stato, senza offesa per nessuno”.

E ancora: “A casa ci possono stare quelli che hanno lo stipendio fisso, se noi dobbiamo stare chiusi lo Stato ci deve portare il cibo e deve pagare gli affitti, non siamo Cristiano Ronaldo: qui tre quarti di italiani lavora in nero. Ribellatevi”.

E ancora: “Qui non ci deve essere nessuna rivalità di quartiere: Ballarò, Zen, Sperone, Cardillo, Villaggio Santa Rosalia (zone popolari). Dobbiamo essere uniti, e buttare le corna a terra a questi perché se aspettiamo via Libertà e viale Strasburgo (strade di zone benestanti della città)… a me non mi interessa dei domiciliari, io sono in prima fila. O vinciamo tutti o perdiamo tutti”.

Insomma, questa è la situazione a Palermo dove, secondo uno studio della Cgil, un lavoratore su tre era in nero e ora, rinchiuso dentro casa, non sa, evidentemente, come guadagnare per sopravvivere.

La domanda è: quanto ancora può resistere non Palermo ma l’Italia in questa situazione?

Fonte: Ansa.

 

 

 

 

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